Va avanti la denuncia delle donne somale rifugiate in Malesia. Il paese, sostengono, non rispetta i loro diritti. Per questo motivo oggi 20 novembre hanno deciso di manifestare. Decine di madri, mogli e figlie unite per gridare “basta”. Rifugiate scappate dalla Somalia, una terra dilaniata da una guerra civile che sembra interminabile, si sono date appuntamento fuori l’ufficio dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati a Kuala Lumpur. Lì, pacificamente, hanno tenuto alti i loro manifesti. “Molte di noi sono madri single”, si legge sui loro cartelli, “abbiamo bisogno di rispetto. Siate giusti con i nostri casi”. O, ancora, “per favore siate veloci a considerare i documenti dei richiedenti asilo. Fate il prima possibile”.
A guidare la manifestazione una donna, Bella Artan. Le lacrime le scendono veloci sul viso. Tradiscono un’emozione che però la rende più grande della sua giovane età. È lei a dare forza a quante sono scese oggi in strada. È lei, con altre rifugiate, a usare l’arma più pericolosa in loro possesso: la voce.