ROMA – L’autonomia differenziata si farà ma è necessario colmare il vuoto tra le regioni più ricche e povere del paese. È di questo tenore il richiamo formale della Corte costituzionale con il quale ha dichiarato illegittimi 7 punti centrali nel decreto legge promosso dal ministro Roberto Calderoli.
Nelle tre pagine dei rilievi vergate dalla Consulta, si fa riferimento anche al rischio, sempre più concreto, che “la distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni” possa creare un precedente nella variazione degli equilibri di potere a livello locale, alterando lo spirito della carta costituzionale. Infatti, uno dei nodi centrali della riforma proposta dal governo riguarda l’assegnazione dei livelli essenziali di prestazione (lep) che allo stato attuale rimarrebbero di esclusiva competenza di Palazzo Chigi.
Tra i rilievi costituzionali mossi dalla Consulta rientra anche la questione dei conti pubblici. Nel dettaglio, la preoccupazione della Corte è che il sistema dell’autonomia regionale, così com’è stato pensato, vada a premiare anche le regioni meno efficienti.
Dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, dal governo fanno sapere che valuteranno gli eventuali correttivi. Per Roberto Calderoli “la legge va avanti”, perché l’impianto generale resta valido. Di tutt’altro tono, sono, invece, le osservazioni giunte dalle opposizioni. Per Michele Emiliano, presidente della regione Puglia, Calderoli dovrebbe “ammettere di aver fatto una legge completamente sbagliata dal punto di vista costituzionale”. L’esponente del partito democratico, ha quindi consigliato al ministro leghista “di studiarsi la Costituzione ed evitare di ripartire in maniera frettolosa”. Dello stesso parere anche la segretaria dei dem, Elly Schlein, che ha invitato l’esecutivo a fermarsi dopo “l’ennesima sonora bocciatura”.
Sulla decisione della Consulta si è espresso favorevolmente anche il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, per il quale gli appunti ravvisati dal massimo organo di garanzia costituzionale sono necessari affinché “tutto ciò vada a beneficio della comunità nazionale e dei più deboli”.