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HomeEsteri Sanjari, attivista e giornalista iraniano, si toglie la vita in segno di protesta

Attivista iraniano si suicida
in un gesto di protesta
contro il governo Khamenei

L'atto dopo un post su X:

"Muoio per amore della vita"

di Giacomo Basile15 Novembre 2024
15 Novembre 2024

Una protesta in Iran | Foto Ansa

TEHERAN – Prima di togliersi la vita Kianoosh Sanjari, noto giornalista e attivista iraniano, aveva lanciato su X un ultimatum alla “dittatura di Khamenei e i suoi complici” sulla scarcerazione di 4 prigionieri politici. “Se entro le 19 di oggi (13 novembre, ndr) non verrà annunciato il loro rilascio sul sito web della magistratura, metterò fine alla mia vita in segno di protesta”, minacciava Sanjari. Passata l’ora indicata il giornalista ha condiviso un’immagine scattata dall’alto di uno dei ponti più alti di Teheran e ha pubblicato un ultimo post prima di suicidarsi: “Nessuno dovrebbe essere incarcerato per aver espresso le proprie opinioni. La protesta è un diritto di ogni cittadino iraniano. La mia vita finirà dopo questo post ma non dimentichiamo che moriamo per amore della vita, non della morte”. E ancora: “Mi auguro che un giorno gli iraniani si sveglino e superino la schiavitù. Viva l’Iran”. La conferma della morte arriva da fonti iraniane e dall’attivista Hossein Ronaghi.

Il gesto politico di Sanjari ha scosso il mondo dell’attivismo iraniano, raccogliendo messaggi di vicinanza e dolore da tutti, anche dai colleghi più riformisti. Come Sanjari molti giornalisti sono passati dalle carceri della polizia morale, tra questi anche  Hossein Yazdi che ha scritto su X: “Mi sento soffocare, non credevo che lo avresti fatto, ma avrei voluto che mi avessi portato con te. Vorrei che non avessimo litigato”.

L’attivista di Teheran milita fin da giovanissimo nei movimenti studenteschi per la libertà, a causa della sua attività politica era stato arrestato più volte. Dopo un periodo tra Norvegia e America, dove lavora con il canale di opposizione finanziato da Washington, torna a Teheran. Rientrato in Iran viene nuovamente arrestato e condannato a tre anni di reclusione seguiti da un periodo di internamento in un ospedale psichiatrico. Una volta libero continua il suo impegno nell’attivismo e in un’intervista a Radio Farda denuncia cure forzate con scosse elettriche e l’iniezione di sostanze”, trattamenti disumani riservati a moltissimi detenuti.

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