ROMA – Sono 5,9 milioni i cittadini italiani in condizione di estrema povertà, anche tra i giovani. È questo l’allarme lanciato dall’ultimo rapporto Caritas supportato dai dati Istat, stilato in vista della Giornata mondiale dei poveri il prossimo 14 novembre. Un numero che spaventa, visto che si trova in situazione di difficoltà ben il 9,7% del totale della popolazione italiana, quasi un terzo in più di quanto registrato prima della pandemia. E aggravato dai problemi cronici che colpiscono anche i minori: il 13,8% di loro si trova infatti in povertà assoluta, mentre uno su quattro è indigente.
Raddoppiate, inoltre, anche le famiglie povere al nord: sono quasi un milione nel 2023, erano 506 mila nel 2014. Mente si assottiglia la differenza col sud. Se adesso le famiglie povere al nord ammontano all’8,9% del totale rispetto al 12% meridionale, nel 2015 nord e sud erano rispettivamente 4,2% e 9,6%. Il nuovo Adi – assegno di inclusione e Supporto alla Formazione e al lavoro che ha sostituito il Reddito di Cittadinanza – ha però aiutato: prima erano 331 mila i nuclei familiari esodati dagli aiuti, adesso sono la metà.
Ad aumentare anche il lavoro povero e intermittente, i salari bassi e i contratti atipici. Elementi per i quali chi è nato in famiglie in difficoltà, si ritrova poi in condizioni finanziarie precarie da adulto. Sul gap intergenerazionale l’Italia è infatti ancora indietro, superata solo da Romania e Bulgaria. E questo perché il 34% degli adulti italiani tra i 25 e i 39 anni non riesce ad uscire da situazioni di difficoltà.
“Dietro i dati raccolti dalla Caritas ci sono volti, persone. Attraverso il Rapporto non vogliamo offrire solo una fotografia della povertà in Italia, ma intendiamo rilanciare l’invito a guardare oltre le cifre per riconoscere l’umanità ferita che vibra dietro ogni numero”, ha chiosato il direttore della Caritas italiana, don Marco Pagniello.