MILANO – Dopo 55 anni di lotta alla ricerca della verità e in difesa della dignità di suo marito, si è spenta a 96 anni Licia Rognini Pinelli, vedova di Giuseppe “Pino” Pinelli. Impegnato nel movimento anarchico e nel sindacato, Pino fu portato in questura dal commissario Luigi Calabresi, in relazione all’attentato di piazza Fontana a Milano del 12 dicembre 1969, che provocò la morte di 17 persone.
“Gli faranno prendere un bello spaghetto e poi lo faranno tornare a casa”, aveva detto Licia alle figlie. Ma qualche ora più tardi venne informata da alcuni giornalisti che il marito aveva perso la vita dopo essere precipitato da una finestra della questura di Milano.
Verrà accertato che la responsabilità dell’attentato apparteneva a Ordine nuovo, gruppo di estrema destra, e non agli anarchici di cui Giuseppe faceva parte. L’omicida di Pinelli non è mai stato identificato, anche se le prove vanno in direzione del commissario Calabresi, ucciso in un attentato nel 1972.
Il 9 maggio 2006, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano invitò Licia Pinelli in Quirinale per l’istituzione della Giornata per le vittime del terrorismo. Tra gli ospiti anche Gemma Capra, vedova di Luigi Calabresi. Le due donne, legate dallo stesso dolore, si strinsero la mano e si abbracciarono, in un momento di commozione.
Mario Calabresi, figlio di Gemma, vede in quel gesto “il coraggio di rompere un muro di odio e rabbia e quel modo silenzioso di comprendersi che accomunava due donne che avevano vissuto il dramma di restare vedove con due figli piccoli”.
La figlia Claudia ricorda Licia: “Ci ripeteva sempre una frase: alla fine nella vita quel che conta è aver amato. E questo lei lo ha fatto ed è stata amata tanto”.