ROMA – Un venerdì nero per il trasporto pubblico italiano. È iniziato questa mattina lo sciopero nazionale di 24 ore di autobus, metro e tram, senza fasce di garanzia. Lo stop, indetto dai sindacati Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Faisa Cisal, ha colpito Roma, Milano, Napoli e Bologna. Il motivo è il taglio dei fondi destinati al trasporto pubblico nella prossima Manovra.
Scatta, nel frattempo, la polemica politica tra esponenti della maggioranza e sindacati. Alcune fonti del ministero delle Infrastrutture, in una nota, parlano del diritto allo sciopero come “sacrosanto”. Ma definiscono la mobilitazione “selvaggia e senza tutele per chi ha bisogno di muoversi, curarsi, studiare o lavorare”. E poi l’attacco alla Cgil che “inneggia alla rivolta sociale guardacaso di venerdì. Il ministro Salvini non consentirà più a minoranze irresponsabili di boicottare l’Italia”.
Si alza il coro delle opposizioni. Ironizza il M5S: “Con Salvini rischiamo di tornare al calesse. Spostarsi in Italia è impossibile per quasi tutti, tranne per lui e la sua auto blu”. Solidarietà anche da parte della segretaria del Pd, Elly Schlein, che definisce “inaccettabili” i tagli del governo al trasporto pubblico, con ripercussioni anche sui servizi ai cittadini. Per Schlein i 120 milioni stanziati per il 2025 non sono sufficienti.
Per il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, il numero uno del Mit deve rispettare i lavoratori in sciopero e spiegare ai lavoratori del comparto “quanti finanziamenti sono stati tagliati sul trasporto pubblico locale” nella Manovra. E quanti sono stati destinati, invece, al rinnovo dei contratti del trasporto pubblico.
Non si fa attendere la risposta del ministro delle Infrastrutture – oggi in visita al cantiere della Guinza in Umbria – per cui “nessuno mette in discussione il diritto allo sciopero, però non puoi bloccare l’Italia senza garantire fasce”. Annuncia che chiamerà i sindacati e accusa il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, di fare politica e non sindacato per aver incitato alla rivolta sociale. Un’opinione condivisa anche dal presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi: “È assurdo scioperare quando si aumentano gli stipendi”.