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Matteo Garrone vince il Grand Prix a Cannes. «Ma perché mi hanno premiato?»

di Federica Macagnone29 Maggio 2012
29 Maggio 2012

Una vittoria senza sorprese e senza grandi attese. Il 65° Festival di Cannes ha consegnato la Palma d’oro al regista austriaco Michael Haneke con il film Amour, storia di amore e sofferenza tra due anziani. Cannes premia anche il cinema italiano: il Grand Prix, secondo premio della competizione, è stato assegnato a Reality di Matteo Garrone.
Bis per il regista romano.  Nel 2008 Garrone aveva vinto lo stesso riconoscimento con Gomorra. «Il cinema è un’arte collettiva: condivido questo Grand Prix con tutte le persone che hanno lavorato con me» – ha dichiarato a caldo il regista. Un Gran Premio per cui il presidente della giuria Nanni Moretti non ha risparmiato complimenti: «Molti dei giurati, come me, sono stati colpiti dalla miscela di umorismo e dramma, dalla capacità di rinnovare la tradizione della commedia all’italiana». È un affresco di un’Italia dolente quello di Garrone, in cui domina il vuoto culturale e regna la tv commerciale che sforna modelli poco attendibili. C’è dentro la dimensione fiabesca, la speranza di migliorare la propria esistenza vincendo la gara come in un gioco. «È un film sull’aspetto illusorio del sogno. E’ stato girato tra favola e realismo. Non lo so che film ho fatto sinceramente. Sono solo confuso e felice. Non ci metterò altri quattro anni per mettere in cantiere un altro film» ha dichiarato ancora Garrone dopo l’assegnazione. Quanto al premio vinto spiega: «Stavolta davvero non me lo aspettavo, quando durante la serata erano rimasti solo due premi da assegnare, il Grand Prix ela Palma d’Oro, ho tremato. Se avessi vinto la Palma mi sarebbe sembrato di rubare qualcosa. Lì sì che sarei stato fischiato. Sapevo che Amour di Haneke meritava di più, ed è giusto così».
E di fatto alla premiazione di l’Amour la grande sala è esplosa. Una standing ovation ha accolto il regista Haneke e i due protagonisti Jean-Louis Trintignant e Emmanuelle Riva che interpretano una coppia di anziani coniugi che si ritrovano a dover lottare con la malattia devastate di lei. Lui, in nome dell’amore, finirà per compiere un gesto estremo che mette fine alla sofferenza di entrambi:
Sempre sul podio Ken Loach con il suo The Angel’s Share che si aggiudica il Premio della giuria. La migliore sceneggiatura va a Cristian Mungiu per Beyond the Hills. Il film ottiene anche la Palma per la migliore interpretazione femminile, ex aequo, a Cosmina Stratan e Cristina Flutur. La regia se la aggiudica Carlos Reygadas per Post tenebras lux. Il miglior attore è Mads Mikkelsen, protagonista di The Hunt del danese Thomas Vinterberg.

I grandi sconfitti del Festival. Nessun premio agli americani, nonostante le sfilate sulla Croisette di star e divi hollywodiani. Anche i francesi, al di là della Palma d’oro ad Amour (diretto tra l’altro da un regista austriaco) restano a bocca asciutta. «Ci sono tanti film che il Palmares non ha considerato – ribatte Moretti -, mi sembra che siano sedici… Pensando ai film americani selezionati, faccio un’ipotesi e cioè che, forse, le cose sarebbero andate meglio se si fossero trovati film meno leccati e laccati, ma più rozzi e vitali. Comunque non sono contro il glamour e non ho il mito del basso costo».

Federica Macagnone

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