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HomeSport Tour de Trump, quando il tycoon voleva rendere grande il ciclismo

Tour de Trump, nel 1989
il tycoon provò a sfidare
il celebre Tour de France

La prima corsa a tappe Made in Usa

Lo sport tra le passioni del leader

di Flavia Falduto07 Novembre 2024
07 Novembre 2024

Di Donald West from Richmond, Virginia, United States of America - Tour de Trump, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=48178421

WASHINGTON – Eclettico, irriverente e controverso, Donald Trump – neo eletto Presidente Usa – voleva rendere grande l’America anche nel ciclismo. Nel 1989 creò la prima corsa a tappe maschile, ribattezzata “Tour de Trump”, con lo scopo di superare il già noto “Tour de France”.

Gli Stati Uniti al tempo non avevano una corsa ciclistica di pari peso. L’unica era la Coors Classic. Ma a trasformare il ciclismo in un vero e proprio business fu proprio il tycoon.

L’idea di base di creare un tour venne in mente a John Tesh, giornalista della Cbs inviato al Tour de France nel 1987, e a Billy Packer, imprenditore commentatore tv del basket. Serviva però qualcuno che sponsorizzasse il progetto. A quel punto entrò in scena il tycoon. Dapprima dubbioso sul nome proposto da Packer, non ci volle molto affinché il neo presidente Usa si convincesse a regalare alla corsa il suo nome. Composta di 10 tappe per un totale di 1.400 chilometri, la gara si svolgeva tra maggio e giugno. Prima tappa era New Albany nello stato di New York. A partecipare alla prima competizione ciclistica il 5 maggio 1989 furono 19 squadre, tra cui otto di prima categoria. 

Diversi erano i cartelli a bordo strada contro il tycoon. Non proprio un esordio felice per la sua corsa. Per citarne alcuni: “Muori, feccia di uno yuppie”, “Trump = anticristo”.

L’anno successivo il tour riprese. Trump alla conferenza stampa ci arrivò in elicottero e a pochi minuti dall’inizio della gara. Il motivo? Poche ore prima aveva assistito all’incontro tra Mike Tyson e Buster Douglas a Tokyo.

“I trasferimenti li facevamo sugli aerei di Trump e gli hotel erano quasi sempre i suoi”, ha ricordato l’italo-inglese Max Sciandri, terzo di tappa a Bethlehem in Pennsylvania nel 1990. “Era una corsa grande ma ancora ingenua. Però bella”, ha chiosato. 

La corsa fu soppressa definitivamente nel 1996, dopo il mancato rinnovo dell’impegno di Trump come sponsor. Ma viste le ambizioni e l’imprevedibilità del tycoon, non è da escludere un suo grande ritorno nel settore sportivo. Magari in bicicletta. 

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