TEL AVIV – Bandiere israeliane che sventolano, tamburi che rimbombano nella folla, fumogeni a colorare la notte di Tel Aviv e fiamme tra i manifestanti. A poche ore dal licenziamento dell’ormai ex ministro della difesa israeliano Yoav Gallant, migliaia di manifestanti sono scesi per le strade della capitale ebraica per protestare contro il primo ministro Benjamin Netanyahu.
“Ciao, ho deciso di rimuoverti dal tuo ruolo. Il tuo incarico terminerà 48 ore dopo il ricevimento di questa lettera. Grazie per il lavoro svolto come ministro della Difesa”. Poche le righe utilizzate dal premier israeliano per silurare Gallant e sostituirlo con Israel Katz. Le tensioni tra Netanyahu e l’ex ministro arrivano dopo che, negli ultimi mesi, quest’ultimo si era opposto alla legge sull’esenzione militare degli ebrei ultraortodossi e aveva delle divergenze sulla gestione della guerra a Gaza.
Quella dell’esenzione è una pratica che esiste dalla fondazione dello stato di Israele e da alcuni anni è entrata nel dibattito politico del paese. Con l’inizio del conflitto con Hamas la questione è diventata urgente perché, mentre migliaia di giovani sono stati chiamati a combattere nei territori di guerra, gli ultra ortodossi hanno potuto beneficiare dei privilegi religiosi, scatenando le ire della maggior parte del paese.
Oggi, la Corte Suprema ha ordinato a Netanyahu di rispondere entro domani a mezzogiorno sul licenziamento, accogliendo la petizione presentata dal Movimento per la qualità del governo e dall’Israel Shield Forum insieme alla Guardia della democrazia. “Siamo lieti che l’Alta Corte abbia compreso l’urgenza della questione”, ha affermato il presidente del Movimento, “Licenziare un ministro della Difesa durante una guerra e alla vigilia di un attacco iraniano è una scommessa pericolosa per la sicurezza del Paese”.