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HomeCultura Moj Dom/Casa Mia, a Milano la mostra sui profughi dell’ex Jugoslavia

Moj Dom/Casa Mia, a Milano
la mostra sugli ex rifugiati
della ex Jugoslavia

L'esposizione sarà inaugurata mercoledì

Racconta 35 storie attraverso oggetti

di Sofia Landi04 Novembre 2024
04 Novembre 2024
Moj Dom

Oggetti che raccontano una delle storie di Moj Dom/Casa Mia | Foto: Dom/Casa Mia

MILANO – Al via la mostra fotografica Moj Dom/Casa Mia. Ritratti, oggetti e memorie a 30 anni dalla dissoluzione della Jugoslavia, uno dei prodotti culturali del progetto europeo Moj Dom, coordinato dall’organizzazione indipendente Codici. La mostra, attraverso le immagini realizzate dal fotografo Marco Carmignan, esplora le storie di trentacinque oggetti rappresentativi del senso di casa per alcune delle persone che trent’anni fa trovarono rifugio del nostro Paese, in seguito alle guerre di dissoluzione della Jugoslavia. L’esposizione sarà inaugurata il 6 novembre presso lo spazio Careof, all’interno della Fabbrica del Vapore, e sarà possibile visitarla fino al prossimo 10 novembre.

Cosa significa ricostruire il senso di casa, lontano dalla propria casa? È stata questa domanda alla base del progetto, che grazie a centinaia di interviste in Austria, Croazia, Germania, Italia e Slovenia ha portato alla realizzazione della mostra, di un documentario e, in Slovenia, alla produzione di uno spettacolo teatrale. Presso lo stesso Careof infatti, alle ore 17 di sabato 9 novembre, sarà possibile assistere all’anteprima del documentario La lunga vacanza del regista Davor Marinković, che ripercorre la storia di Almina Basić, una delle persone intervistate durante la ricerca.  

Momenti di coinvolgimento diretto con il pubblico arricchiranno inoltre la mostra, con la possibilità durante l’inaugurazione di dialogare con i curatori e le curatrici, il fotografo Marco Carmignan e i partner italiani del progetto. Intanto, il presidente di Codici Lorenzo Scalchi ha commentato così l’intera iniziativa: “Riflettere sulle politiche migratorie e di accoglienza di trent’anni fa ci aiuta a comprendere meglio il presente. Per questo, trasformare i risultati della ricerca in materiali accessibili a un pubblico ampio è stato per noi fondamentale.”

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