NAPOLI – È arrivata una svolta decisiva nelle indagini sull’omicidio di Santo Romano, il giovane di 19 anni ferito a morte a San Sebastiano al Vesuvio nella notte tra venerdì e sabato, in seguito a una lite con un altro gruppo di coetanei per via di una scarpa pestata.
La confessione del 17enne e l’allarme inascoltato
Dopo aver negato in prima battuta, il ragazzo di 17 anni in stato di fermo per l’omicidio di Romano ha confessato ieri, 3 novembre, di aver sparato. Ad incastrare il colpevole sono state le immagini della videosorveglianza di zona, che riprendono la minicar con la quale il 17enne si è allontanato subito dopo la sparatoria. Innumerevoli sono state anche le testimonianze fornite dai presenti. La linea difensiva attualmente imbastita dall’avvocato Luca Raviele, legale del reo confesso, punterebbe sull’ipotesi di legittima difesa e su una perizia psichiatrica risalente al 2022, nella quale il ragazzo era stato definito «parzialmente incapace» e «socialmente pericoloso». Le ricerche dei militari dell’Arma della compagnia di Torre del Greco sono adesso concentrate sull’individuazione dei complici del killer. Gli inquirenti stanno scandagliando le foto presenti sui social del minorenne in stato di fermo, focalizzandosi sugli scatti postati dopo la rissa e la conseguente sparatoria.
Il ricordo di Santo Romano
Numerose le manifestazioni di cordoglio che si sono susseguite ieri durante la veglia al santuario diocesano di San Sebastiano al Vesuvio, davanti al quale si è radunata una folla numerosissima. «Dio che ascolti chi non parla, io non ho più parole. Tale è il dolore e l’incertezza», ha dichiarato l’arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia. Gli fanno eco le parole del prefetto di Napoli, Michele Bari, che esorta a «non dimenticare la morte di questo giovane». Nella serata di ieri si segnala anche la richiesta di perdono del padre dell’assassino, che ha detto al Tg1: «Chiedo tanto scusa, tanto perdono per quello che è successo».