BRUXELLES – Google deve aprire il suo motore di ricerca alla concorrenza per porre fine al monopolio nel settore. È quanto raccomanda il Dipartimento di Giustizia americano in un documento di 30 pagine inviato al giudice federale Amit Mehta. Lo riferisce il Financial Times online. La notizia arriva dopo una condanna storica al gigante tecnologico ad agosto, quando il giudice ha stabilito che Google ha violato la legge antitrust ed etichettato l’azienda come “monopolista”.
Google costretta allo “spezzatino”
I magistrati starebbero “considerando rimedi comportamentali e strutturali” per impedire a Google di utilizzare prodotti come il browser Chrome, l’app store Play e il sistema operativo Android per dare al suo motore di ricerca un vantaggio rispetto ai concorrenti o ai nuovi entranti. Il Dipartimento di Giustizia potrebbe anche cercare di costringere Google a condividere i dati di ricerca degli utenti con i rivali e limitare la sua capacità di utilizzare i risultati di ricerca per addestrare nuovi modelli e prodotti di intelligenza artificiale generativa. Il caso Google potrebbe rappresentare la più grande vittoria antitrust per il Dipartimento di Giustizia dopo l’insuccesso del tentativo di dividere Microsoft.
La battaglia degli Stati contro i monopoli
La recente sentenza dell’Antitrust statunitense su Google ha riportato l’attenzione sulle pratiche commerciali delle grandi multinazionali, che continuano a dominare il mercato nonostante le sanzioni. In Occidente, il termine GAFAM (Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft) è diventato sinonimo di un oligopolio nel settore tecnologico. Questa decisione rappresenta un potenziale limite al potere delle Big Tech e potrebbe influenzare anche altre cause legali contro Apple, Amazon e Meta.
Negli anni, le aziende tecnologiche sono state accusate di compromettere la concorrenza e il mercato attraverso abusi di posizione dominante. Malgrado le sanzioni multimilionarie in America e in Europa, molte pratiche problematiche continuano, minacciando fondamentali diritti democratici come la privacy e i diritti dei lavoratori.