NAPOLI – È riuscito a entrare in 56 delle 59 postazioni presenti negli uffici giudiziari di Gela, in provincia di Caltanissetta, dai quali, con un account da amministratore, ha esteso il controllo anche ai server del ministero della Giustizia di Napoli. Così Carmelo Miano, l’hacker siciliano 24enne – arrestato nella sua casa romana nel quartiere Garbatella dalla Polizia Postale al termine di indagini durate diversi anni e coordinate dalla Procura di Napoli – avrebbe operato per accedere a dati sensibili e coperti da segreto investigativo dai sistemi informativi del Ministero della Giustizia. A lui sono contestati i reati di accesso abusivo aggravato a strutture informatiche e diffusione di malware e programmi software, commessi in concorso con ignoti. Oltre che su Miano, infatti, l’attenzione della polizia giudiziaria si è focalizzata su altre sei persone.
Grazie a un sofisticato metodo, Miano è riuscito a drenare da portafogli virtuali esteri ingenti guadagni della vendita di beni e servizi illeciti: tre milioni di euro in bitcoin, sequestrati presso exchange in tutto il mondo. Gli accessi abusivi, ottenuti oltrepassando i principali sistemi di sicurezza, sono avvenuti anche sui sistemi informatici di grandi aziende italiane, come, per esempio, Tim e Telespazio. L’hacker ha interamente copiato 19 caselle mail della Procura di Brescia e Gela, con accesso diretto alla posta elettronica di molti magistrati.
Assistito dall’avvocato Gioacchino Genchi, l’hacker siciliano ha ammesso di essere lui l’autore degli attacchi. Disposto a collaborare con gli inquirenti, ha negato, però, che le sue incursioni informatiche abbiano arrecato danni ai sistemi informatici presi di mira. Secondo il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo è stata sventata “una minaccia grave” che “ha provocato danni alla sicurezza di infrastrutture dello Stato”. Sul caso è intervenuto anche il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri: “Abbiamo ottenuto risultati importanti. Ci sono milioni di file audio e video, milioni di documenti e quindi l’indagine sarà lunga”.