ROMA – Una misura che punta alla semplicità, con più click days e un tempo cuscinetto di 60 giorni per trovare un altro lavoro alla fine del contratto. Sono le principali novità nel nuovo decreto flussi, approvato il 2 ottobre dal Consiglio dei ministri.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, nella conferenza stampa al termine della riunione, ha illustrato le nuove norme. Uno dei cambiamenti più rilevanti riguarda la possibilità, per il lavoratore stagionale, di non subire un provvedimento di espulsione immediato una volta scaduto il contratto. Il lavoratore, infatti, avrà 60 giorni – senza necessità di un ulteriore permesso di soggiorno – per trovare un nuovo impiego. Sarà inoltre possibile convertire il contratto di lavoro stagionale in uno a tempo determinato o indeterminato senza che questo incida sulle quote del lavoratore.
“I click days – ha spiegato il sottosegretario – saranno più d’uno, per tipologie di lavoratori, e questo permetterà una gestione meno caotica, che incida con minore pressione sui sistemi informatici, che saranno resi inter-operativi”. Nonostante per Mantovano l’obiettivo futuro sia quello di abolire i click days “oggi è impossibile, ci arriveremo attraverso una transizione con più click days per tipologie e con la precompilazione”.
La filosofia dietro al provvedimento – ha spiegato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani – è quella di “aprire all’immigrazione regolare e avere grande rigore contro l’illegalità”. E sul punto che aveva visto scontrarsi l’inquilino della Farnesina con il ministro della Giustizia Carlo Nordio, Mantovano ha spiegato: “La visione del telefono cellulare ha un unico scopo: garantire l’identificazione del migrante o al minimo la provenienza geografica”. Sottolineando l’esistenza di un “divieto, contenuto nella nuova norma, di accesso alla corrispondenza e a qualsiasi altra forma di comunicazione”.
La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha inoltre annunciato che sarà introdotto un ”permesso di soggiorno speciale per vittime di caporalato” che denunciano gli sfruttatori. ”Interveniamo su un reato che è contro la persona – ha sottolineato la ministra – e cerchiamo di individuare anche un sistema di protezione aggiuntivo per chi denuncia casi di sfruttamento o nell’ambito di quelli che sono i reati penali”.