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Liberato il primo ministro libico, Ali Zeidan. All’alba era stato rapito da un gruppo di ex-ribelli

di Domenico Cavazzino10 Ottobre 2013
10 Ottobre 2013

Un sequestro lampo quello del premier libico, Ali Zeidan, rapito questa mattina all’alba e liberato poche ore fa. Il rilascio è stato confermato su Twitter da Hashim Bishr, leader dei Comitati supremi di sicurezza (la milizia privata collegata al ministero dell’Interno). Musulmano di 63 anni, vicino al partito dei moderati, Zeidan ha ricoperto in passato il ruolo di ambasciatore ed è stato un forte oppositore dell’ex-dittatore Gheddafi. Dopo la sua elezione si è adoperato per ripristinare i servizi di base e la sicurezza; quest’ultimo è stato un compito particolarmente arduo poiché ha richiesto il disarmo delle varie milizie e dei ribelli che hanno combattuto per deporre il dittatore Gheddafi.
Ombre sulla vicenda. Il sequestro di Zeidan è stato rivendicato da una brigata di ex ribelli libici, la Camera dei rivoluzionari, che questa mattina ha prelevato il premier in un hotel di Tripoli. Nella comunicazione dei ribelli si parla di “arresto” secondo “la legge penale libica su richiesta della procura generale”, per il ruolo svolto dal governo nelle operazioni che hanno condotto alla cattura di Abu Anas al Libi, uno dei leader di Al Qaeda, da parte delle truppe americane qualche giorno fa.
Immediata la smentita del ministro di giustizia del governo provvisorio, Salah al Mergheni, che ha precisato come dalla procura generale non sia partito alcun ordine di arrestare il primo ministro.
Sui contenuti, ancora poco chiari, della vicenda ha parlato il responsabile della comunicazione del premier Zeidan, Amel Jerary: «Ho paura, a questo punto: nulla è veramente chiaro. Non ho informazioni su come è accaduto,ma sono sicuro che le persone che hanno fatto questo sono state preparate molto bene». Durante l’intervista Jerary ha poi smentito le voci che parlavano di un altro rapimento, questa volta ai danni del ministro delle Finanze.
Le reazioni internazionali. Oggi la notizia del sequestro ha provocato l’immediata reazione del segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, che, in attesa di conferme, ha dato la disponibilità dell’organizzazione a un intervento militare per rafforzare le condizioni di sicurezza, ma solo in caso di una richiesta di Tripoli. Rasmussen ha poi ricordato l’importanza «della stabilità e del pieno rispetto della legge in Libia».
Anche l’Italia sta monitorando la situazione dello stato africano. Questa mattina, come ha reso noto il ministero della Difesa, si è svolta una riunione tra il ministro, Mario Mauro e i vertici militari «in raccordo con la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero degli Affari esteri».

Domenico Cavazzino

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