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Guerra in Ucraina, il piano per la vittoria di Zelensky non convince la Casa Bianca

di Donatella Rosetti27 Settembre 2024
27 Settembre 2024

WASHINGTON – Un piano per la vittoria dell’Ucraina sulla Russia è stato presentato ieri, 26 settembre, dal leader ucraino Volodomyr Zelensky al presidente e al vice-presidente degli Stati Uniti, Joe Biden e Kamala Harris, in due incontri separati. Tuttavia, stando ad alti funzionari americani, la Casa Bianca non ne è rimasta entusiasta e ha giudicato la strategia priva di una visione globale. Zelensky avrebbe richiesto nuove armi e di eliminare le restrizioni sui missili a lungo raggio, cosa che è stata in parte concessa nel nuovo maxi pacchetto di aiuti.

Il nuovo pacchetto di aiuti della Casa Bianca

Un maxi pacchetto da quasi 8 miliardi in aiuti militari e nuove armi a lungo raggio. All’interno anche la concessione di usare le bombe a lungo raggio, per la prima volta dall’inizio del conflitto, anche se resta il veto di Washington sul loro utilizzo in profondità nel territorio russo. “La Russia non prevarrà – ha garantito il presidente statunitense – noi saremo sempre accanto all’Ucraina ora e in futuro”.

Il pacchetto prevede anche un’altra batteria di difesa aerea e nuovi missili Patriot, munizioni e supporto per gli Himars, veicoli blindati, mine anti imboscata, missili Javelin. Ci sono pure le Jsow, le bombe guidate plananti con una gittata di 110 chilometri che possono essere lanciate dai caccia ad una distanza di sicurezza dalle linee nemiche e compatibili con diversi jet. Inoltre, Biden ha ordinato al Pentagono di ampliare il programma di training per i piloti ucraini per addestrarne altri 18 il prossimo anno.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky con la vicepresidente americana Kamala Harris | Foto Ansa

L’incontro mattutino di Zelensky con Trump

Oggi Zelensky incontrerà il candidato alle elezioni Usa, Donald Trump, alle 9:45 ora locale, 15:45 in Italia, alla Trump Tower. A darne l’annuncio ad un evento è stato lo stesso tycoon che nei giorni scorsi ha accusato il leader ucraino di essere un  “piazzista” e di “aver rifiutato un accordo” per porre fine alla guerra contro la Russia. Pare, però, che il colloquio sia stato voluto dal presidente ucraino in vista di una sua eventuale vittoria nella corsa alla Casa Bianca.

Kamala Harris è stata subito pronta a ribadire il suo supporto al leader ucraino nel caso diventasse presidente a novembre. “Il mio sostegno è incrollabile – ha assicurato – lavorerò affinché Kiev prevalga”. E in una frecciata a Trump e ai repubblicani ha detto: “Ci sono dei leader negli Stati Uniti che vogliono che l’Ucraina ceda territori con proposte che non sono di pace ma di resa”. Ma Trump ha negato l’accusa dicendo che vuole salvare vite umane e se ci fosse stato lui alla Casa Bianca, “la guerra non ci sarebbe mai stata”.

Le indagini della Russia contro i giornalisti stranieri

Nel frattempo, in Russia, i servizi di sicurezza (Fsb) hanno aperto indagini penali contro tre giornalisti, due americani e un rumeno, che avrebbero attraversato illegalmente la frontiera russa dell’Ucraina per fare reportage nella parte occupata della regione di Kursk. Si tratta di Kathryn Diss e Fletcher Yeung, che lavorano per la tv Abc, e Mircea Barbu per HotNews. 

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha protestato per l’ingresso nella regione di Kursk anche di un altro giornalista italiano proveniente dall’Ucraina, Davide Maria De Luca, che lavora per diverse testate tra cui Il Domani. Sarebbe stato lo stesso De Luca a rendere noto sul suo profilo X di essere entrato nel Kursk a bordo di un blindato delle forze armate ucraine. “Finire nella lista dei ricercati era una possibilità che mettono in conto tutti i giornalisti che attraversano il confine” ma “credo che impedire ai giornalisti di accedere a un’area di conflitto sia un errore, che a farlo sia il governo russo, quello ucraino, israeliano, americano o qualsiasi altro”, ha scritto Davide Maria De Luca in un post su X.

Altri giornalisti italiani nel mirino di Mosca sono stati Ilario Piagnarelli, Stefania Battistini e Simone Traini, rispettivamente accusati di aver dato voce a un “neonazista ucraino” e di aver sconfinato illegalmente nella regione di Kursk. Dal 17 agosto la Russia ha avviato indagini su dodici giornalisti stranieri per accuse di questo tipo.

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