HomePolitica Referendum sulla cittadinanza, superato il quorum. Meloni: “Legge già perfetta”

Referendum sulla cittadinanza
supera il traguardo
delle 500mila firme raccolte

Meloni: "Dieci anni tempo congruo"

Forza Italia accelera su Ius Scholae

di Rosario Federico25 Settembre 2024
25 Settembre 2024

La raccolta firme per chiedere un referendum che modifichi l’attuale legge sulla cittadinanza italiana ha raggiunto l’obiettivo delle 500mila firme. È stata una corsa contro il tempo, partita il 4 settembre per un traguardo che solo pochi giorni fa sembrava irraggiungibile. Ben 180mila firme sono arrivate nelle ultime 24 ore: un successo favorito  dall’intervento dei testimonial, volti noti della cultura, della musica e dello sport che hanno lanciato appelli sui loro canali social, grazie anche alla possibilità di firmare online, tramite SPID e Carta d’identità elettronica. 

Il referendum vuole abrogare una parte dell’attuale legge, in vigore dal 1992: l’obiettivo è dimezzare da dieci a cinque anni il tempo minimo di residenza nel nostro Paese, necessari al cittadino straniero legalmente residente in Italia per ottenere la cittadinanza italiana. Una legge considerata già “ottima” dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenuta sul tema da New York: “Ritengo che dieci anni siano un tempo congruo. Se ci sarà il referendum questa è la democrazia”, ha detto. 

Le opposizioni gioiscono ma solo a risultato acquisito: +Europa è stato l’unico partito a risultare tra i promotori della campagna. Elly Schlein è stata la prima dei leader del campo largo a firmare, seguita da Renzi, Fratoianni e Bonelli solo due giorni fa. Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, invece, non ha firmato.   

Nel frattempo Forza Italia proverà ad accelerare sul tema dello Ius Scholae, cioè la possibilità di garantire la cittadinanza agli studenti stranieri che hanno completato un ciclo di studi pari a dieci anni in Italia. La proposta di legge sarà presentata domani in una riunione dei gruppi di FI e poi confrontata nella maggioranza. C’è un duplice rischio da superare: le posizioni di partenza molto distanti nel governo sul tema che non è mai stato considerato una “priorità” e il buzz mediatico nei prossimi mesi del referendum. 

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