“Il mercato da solo non può risolvere il problema della vulnerabilità delle donne nel lavoro e della parità di trattamento retributivo; abbiamo bisogno di iniziative politiche e di programmi specifici”. Riccardo Moro insegna alla Statale di Milano Politiche dello sviluppo e istituzioni economiche. A Lumsanews spiega qual è oggigiorno nel mondo del lavoro il ruolo delle donne.
Come è la situazione delle donne nel mondo del lavoro?
“La partecipazione delle donne al lavoro formalizzato, sia attraverso un contratto da dipendente, una collaborazione o l’esercizio di un’attività in proprio, si è sviluppata gradualmente in quasi tutto il mondo. Si è passati da una situazione in cui la presenza femminile nel mercato del lavoro era molto bassa a un progressivo aumento, grazie a cambiamenti sociali, economici e culturali. Oggi, in gran parte del mondo, questa partecipazione è diffusa, ma ci sono ancora Paesi in cui, per motivi culturali e legislativi, non è possibile per le donne partecipare pienamente al lavoro. Questo fenomeno si inserisce in un quadro più ampio di limitazione dei diritti delle donne”.
Quindi quali sono queste limitazioni?
“La prima riguarda la parità di trattamento: in quasi tutti i Paesi del mondo, a parità di ruolo, gli uomini ricevono spesso una retribuzione più alta rispetto alle donne. Questa disparità è evidente, soprattutto dove non ci sono regolazioni del lavoro attraverso accordi nazionali o contratti collettivi, o quando questi contratti sono meno rigorosi. Inoltre, la partecipazione femminile al lavoro non è sempre sostenuta e tutelata, e in alcune aree, come in Cina, gli standard lavorativi non vengono rispettati, creando disuguaglianze e vulnerabilità per le donne. Infine, un ulteriore limite è rappresentato dalla violenza sul lavoro, il che sottolinea la necessità di proteggere le persone vulnerabili e di promuovere una cultura contro ogni forma di violenza”.
Parlando di vulnerabilità, cosa pensa del binomio donne lavoratrici e famiglia ?
“La vulnerabilità femminile mette in evidenza l’importanza della legislazione a tutela delle famiglie, in particolare per quanto riguarda le donne e i figli. Tuttavia, le leggi variano da paese a paese e spesso non si presta sufficiente attenzione alle esigenze delle famiglie di conciliare lavoro e impegni familiari. Questo porta a una situazione in cui sono frequentemente le donne a dover rinunciare alla carriera. I casi di uomini che scelgono di lavorare part time, di stare più a casa e di dedicare maggior tempo alla famiglia che siano figli che siano genitori anziani è statisticamente più basso”
Gli squilibri nella ’istruzione secondo lei possono creare un gap tra uomo e donna ?
“Nei paesi del Nord del mondo, in particolare nelle fasce più privilegiate, il diritto all’istruzione è una realtà concreta, con un accesso gratuito o comunque sostenibile all’università per le famiglie. Questo comporta un numero maggiore di donne laureate rispetto agli uomini. Tuttavia, a livello globale, il divario educativo persiste, perpetuando le disuguaglianze di partenza. Le persone con percorsi formativi più lunghi e di qualità migliore hanno maggiori possibilità di accedere a ruoli e posti di lavoro meglio retribuiti, contribuendo così a rinnovare le diseguaglianze tra uomini e donne.
Chi può risolvere questi problemi?
“Il mercato da solo non può risolvere il problema della vulnerabilità delle donne nel lavoro e della parità di trattamento retributivo; abbiamo bisogno di iniziative politiche e di programmi specifici. A livello internazionale, esistono i labour standard e una serie di percorsi promossi dalla Agenda 2030. A livello nazionale, è necessario implementare politiche che finanzino programmi volti a promuovere le contrattazioni collettive e a sviluppare iniziative realizzate a livello locale”.
Cosa ne pensa delle donne imprenditrici?
“Il numero di donne imprenditrici è aumentato significativamente in tutto il mondo negli ultimi dieci anni. Nel Sud del mondo, abbiamo assistito a un forte fenomeno di donne che entrano nel mercato del lavoro con un ruolo attivo, spesso attraverso meccanismi cooperativi. Iniziative come il microcredito e percorsi di formazione hanno facilitato l’ingresso di altre donne nell’economia, anche in contesti di grande vulnerabilità, contribuendo a costruire un tessuto sociale più forte in comunità precedentemente deboli”.