Sottopagate, umiliate, disoccupate. Il ruolo delle donne nel mondo del lavoro ha subito una profonda trasformazione nel corso degli anni, ma i problemi legati alla disparità di trattamento, di retribuzione e di diritti purtroppo ancora persistono. Il rapporto Ocse “Education at a glance 2024” attesta che in Italia le donne laureate guadagnano solo il 58% dello stipendio dei loro colleghi uomini. Nessun altro Paese Ocse registra un divario così ampio.
Le sfide ai luoghi comuni
E ancora: secondo l’osservatorio sull’empowerment delle donne appena presentato al Forum di Cernobbio, nel 2022 oltre 44mila madri in Italia hanno lasciato il lavoro (pari al 73% del totale dei genitori che si sono dimessi), il 63% di loro a causa della difficoltà di conciliare vita professionale e vita privata, contro il 7% dei padri. Eppure in un contesto così difficile, i bandi per l’imprenditoria femminile, che negli ultimi tempi si stanno sempre più diffondendo, sembrano essere una luce in fondo al tunnel. “Alcune volte ho sacrificato il mio lavoro a fronte delle esigenze familiari che erano prioritarie”, racconta a Lumsanews Claudia Cesarini, imprenditrice,e propretaria di “Lotta Libreria”, che lo scorso anno ha vinto il bando “Made in Rome al femminile”, un progetto, promosso da Roma Capitale, nato per sostenere l’imprenditoria cittadina femminile, con contributi a fondo perduto, in aree dove è maggiore il bisogno di investimento e di crescita.
Contributi fino a 55.000 euro
A livello nazionale il Fondo impresa femminile è l’incentivo promosso dal Ministero dello Sviluppo economico che mette a disposizione 290 milioni di euro, tra contributi a fondo perduto e finanziamento a tasso zero, per le attività già costituite o di nuova costituzione. In Italia le imprese femminili sono un milione e 325mila, il 22,2% del totale del tessuto produttivo nazionale. Secondo le statistiche elaborate da Unioncamere, negli ultimi 5 anni l’aumento è stato più del triplo rispetto a quello delle imprese maschili. Si parla di un +38mila contro un +12mila. Nel Lazio, in Campania, Calabria e Trentino le crescite maggiori. Questa espansione è alimentata da una combinazione di fattori: maggior accesso a finanziamenti e incentivi dedicati, politiche di sostegno alle start-up femminili e una crescente consapevolezza del valore delle donne nel mondo degli affari. A Roma il bando “Made in Rome al femminile”, sostiene questa crescita con contributi a fondo perduto fino a 55mila euro. Il bando, infatti, premia le iniziative femminili legate a innovazione, inclusione, artigianato digitale, sostenibilità e occupazione stabile. L’obiettivo è creare un’opportunità di sviluppo, rafforzando il protagonismo del pubblico nell’economia locale. Un’opportunità colta da Claudia nel 2023: “Vincere questo bando è stato estremamente utile poiché ci ha consentito di dedicare tempo e risorse alla programmazione a medio-lungo termine, spesso difficile nella gestione quotidiana. I fondi ottenuti sono stati utilizzati per ristrutturare il nostro e-commerce, rendendolo più user-friendly e capace di replicare l’esperienza accogliente della libreria”, racconta. Quest’anno il bando è stato confermato, per “essere accanto alle piccole imprese femminili e alle loro esigenze concrete, a partire dall’accesso al credito”, ha spiegato recentemente il sindaco Roberto Gualtieri.
Il ruolo delle associazioni
I problemi strutturali da affrontare restano tuttavia complessi. A partire dalla segregazione occupazionale, che vede le donne concentrate in settori meno remunerativi e in ruoli di supporto e la discriminazione salariale diretta, che si manifesta quando due persone che svolgono lo stesso lavoro o lavori di pari valore ricevono stipendi diversi. “Questa differenza retributiva si riscontra soprattutto dove non vi è una regolamentazione del lavoro attraverso accordi nazionali e contratti collettivi”, ci spiega Riccardo Moro, docente di Politiche dello sviluppo e istituzioni economiche all’Università Statale di Milano. Inoltre, per le donne, la maternità resta un ostacolo considerevole alla carriera e la mancanza di flessibilità lavorativa e di servizi per l’infanzia influisce notevolmente. “Questo comporta che uno dei due genitori deve fare delle rinunce e molto spesso a farle è la donna. I casi di uomini che scelgono di lavorare part-time, di stare più a casa e di dedicare maggior tempo alla famiglia è statisticamente più basso”, aggiunge Moro.
In questo contesto, un ruolo fondamentale per la buona riuscita dell’impresa può essere svolto anche dalle associazioni che accompagnano le donne prima e durante il loro cammino professionale. Come Apid Imprenditorialità Donna Torino. “Cerchiamo di essere un punto di riferimento per le donne che hanno e che vogliono iniziare una carriera imprenditoriale – spiega la presidente Maria Luigia Ghiggia -. Ci piacerebbe vedere un incremento di bandi che riguardano programmi contro la discriminazione di genere e un maggiore sostegno economico per le startup femminili. Queste iniziative potrebbero favorire l’imprenditoria femminile e contribuire a creare un ambiente più equo per le donne nel mondo del lavoro”. Impegno e dedizione delle donne per le donne, perché investire al femminile significa scommettere su un futuro più innovativo, inclusivo e prospero per tutti, in cui il talento e il coraggio non conoscono genere.