In Italia esistono associazioni di donne che supportano le donne che vogliono fare impresa. Una è l’ “Apid Imprenditorialità Donna Torino”. A Lumsanews la presidente Maria Luisa Ghiggia spiega quali sono gli ostacoli maggiori per una donna imprenditrice da affrontare e come la sua associazione cerca di aiutarle.
Come sta cambiando il panorama dell’imprenditoria femminile?
“C’è una maggiore autocoscienza e consapevolezza delle proprie scelte. La pandemia ha incentivato molte donne a rivedere il loro rapporto con il lavoro, contribuendo a un aumento delle imprese femminili. Inoltre, l’attenzione crescente su questo tema ha permesso la promozione di iniziative concrete. Infine, la spinta verso le discipline STEM (scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche ndr) sta creando nuove opportunità, sfidando pregiudizi e aprendo strade in settori innovativi”.
Quando è nata la vostra associazione ? E perché?
“Trentacinqueanni fa 55 imprenditrici come me hanno visto la possibilità e soprattutto la necessità di creare un’associazione di donne imprenditrici. L’obiettivo era quello di supportare sia le imprenditrici stesse che quante volevano iniziare un’attività in proprio”.
Qual è il vostro ruolo?
“Siamo attivi a livello nazionale e internazionale per promuovere politiche di cooperazione e sostenere progetti che favoriscano le pari opportunità e la conciliazione vita-lavoro. Collaboriamo con istituzioni locali e nazionali per attuare interventi concreti, diventando un punto di riferimento per le donne interessate a una carriera imprenditoriale. Offriamo supporto attraverso formazione, mentoring e informazione, e interveniamo nelle scuole per sensibilizzare sull’imprenditoria femminile. Partecipiamo a bandi europei e nazionali per finanziare attività formative e gestiamo uno sportello per la certificazione di genere. Infine, organizziamo assemblee ed eventi per facilitare il confronto tra le nostre 350 associate, essenziale per affrontare le sfide del mondo del lavoro”.
Quali aiuti vi chiedono le donne?
“Ci chiedono informazioni sui passi necessari da fare per avviare un’attività e sulle agevolazioni e finanziamenti disponibili. Per le donne già imprenditrici, l’attenzione si concentra sulla certificazione di genere, un processo che attesta l’impegno verso l’uguaglianza di genere”.
Quando un’imprenditrice si avvicina alla vostra associazione quale iter deve seguire per avere il vostro sostegno?
“Esistono due modalità per entrare nella nostra associazione. La prima riguarda le imprese associate a API Torino (associazione piccole e medie imprese): se hanno una figura che soddisfa i requisiti di un associato APID, la domanda viene presentata automaticamente. Se la figura è un’imprenditrice o una persona in posizione di responsabilità, il consiglio deciderà sull’ammissione. La seconda opzione è per le imprenditrici esterne, che possono candidarsi come aspiranti socie; se soddisfano i requisiti, il consiglio voterà per la loro ammissione. Una volta approvate, potranno usufruire dei servizi per un anno, decidendo successivamente se diventare socie permanenti o ritirarsi”.
Quali sono i bandi che vorreste fossero maggiormente presenti ?
“Attualmente, osserviamo l’esistenza di bandi europei focalizzati sulla digitalizzazione. Tuttavia, ci piacerebbe vedere un incremento di bandi che riguardano programmi contro la discriminazione di genere e un maggiore sostegno economico per le startup femminili. Queste iniziative potrebbero favorire l’imprenditoria femminile e contribuire a creare un ambiente più equo per le donne nel mondo del lavoro”.
Cosa dovrebbe fare lo Stato per incentivare l’imprenditoria femminile ? E quali sono i problemi maggiori da affrontare?
“Lo Stato dovrebbe fornire incentivi economici per le startup femminili e promuovere la cooperazione tra donne imprenditrici, poiché il sostegno reciproco le rende più forti. Tra i principali problemi dell’imprenditoria femminile c’è la difficoltà di conciliare vita privata e lavoro, spesso senza adeguate tutele. Le imprenditrici, a differenza delle dipendenti, faticano a trovare un equilibrio, specialmente se non possono essere sostituite. E poi rimangono pregiudizi sulla parità di genere, in particolare in settori come l’edilizia, dove la certificazione di genere è poco accolta”.
È ancora molto forte lo squilibrio tra la leadership femminile e quella maschile ?
“Si nota una differenza soprattutto nel modo di porsi e di approcciare su vari temi. Le aziende guidate da donne tendono a investire maggiormente nel territorio e a sostenere attività sociali, grazie a una sensibilità diversa. Questo non significa essere migliori, ma semplicemente avere un approccio differente”.
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