VENEZIA – A quasi un anno di distanza dalla morte di Giulia Cecchettin, è iniziato oggi, lunedì 23 settembre, il processo in corte d’Assise a Venezia a carico di Filippo Turetta, che ora rischia l’ergastolo. Ma il giovane, reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata, avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia, potrebbe non comparire mai. O almeno, è così che il difensore Giovanni Caruso ha lasciato intendere ai cronisti fuori dall’aula di tribunale. Assenti in aula anche i genitori del 22enne mentre è presente il papà di Giulia, Gino Cecchettin e la nonna Carla, la quale ha detto che avrebbe voluto “che Filippo fosse in aula”.
Difensore Turetta: “Filippo in aula quando sarà il momento”
“Mi attiverò affinché Turetta venga in aula per rispondere ai giudici. Certo, non oggi, ma quando sarà il momento”. Sono queste le parole del legale di Turetta Giovanni Caruso, che questa mattina, prima dell’ingresso in Tribunale, ha detto che il suo assistito potrebbe non presentarsi mai in aula nel processo a Venezia: non solo oggi, ma anche nelle future udienze. “Gli ho suggerito io di non presentarsi in udienza – continua l’avvocato difensore -. Non è una mancanza di riguardo nei confronti della Corte o dei congiunti” ha aggiunto. La decisione sembra essere coerente con la linea perseguita dal legale, che ha sempre cercato di evitare la spettacolarizzazione del caso.
Le accuse
Una data attesa da tempo quella dell’avvio della prima udienza in Assise. Reo confesso del delitto, Filippo Turetta deve rispondere di omicidio volontario, aggravato da premeditazione, crudeltà, efferatezza e stalking, oltre che di occultamento di cadavere, reati per cui rischia l’ergastolo. A presiedere la corte il giudice Stefano Manduzio. Nel dibattimento è previsto un solo testimone per la difesa, l’anatomopatologa Monica Cucci, mentre sono una trentina, tra parenti, amici e investigatori, i testimoni dell’accusa sostenuta dal Pm Andrea Petroni. Tra questi anche quattro associazioni di donne che contrastano la violenza di genere: l’associazione Penelope che si occupa di scomparsi, “Differenza donna”, “Punto Ups”, “Prevenzione ‘Marianna” e “I care you care” e i Comuni di Vigonovo, dove Giulia viveva e quello di Fossó, dove è avvenuto l’omicidio.
Procuratore: “Processo deve avvenire nelle aule di tribunale”
“Non si tratta di uno studio sociologico”. A sottolineare la necessità che il processo si svolga all’interno delle aule di tribunale è il procuratore di Venezia Bruno Cherchi: “Il processo è sulle responsabilità personali. È un processo non al femminicidio, ma solo a Filippo Turetta”, ha sottolineato.