NEW YORK – La Federal Reserve apre una nuova stagione monetaria. Il 18 settembre la banca centrale americana ha tagliato i tassi d’interesse di mezzo punto e si prevede un nuovo taglio entro fine anno. Di fatto, è stato avviato l’atteso allentamento della politica monetaria statunitense che, con 11 rialzi consecutivi, da marzo 2022, ha fatto salire il costo del denaro negli Stati Uniti al livello più alto degli ultimi 23 anni. L’ultimo taglio dei tassi, infatti, è avvenuto nel 2020, all’inizio della pandemia di Covid.
Un ritorno al passato necessario per combattere l’inflazione più aggressiva mai verificatasi dagli anni ’80. L’intervento mostra l’intenzione della banca americana di restituire fiato all’economia, evitando la recessione. Cauto il presedente della Fed, Jerome Powell. “Non stiamo dichiarando vittoria all’inflazione con il taglio dei tassi d’interesse”, ha sottolineato, aggiungendo la necessità di agire secondo necessità, riunione per riunione.
“L’economia è forte e siamo impegnati a mantenerla così forte”, ha assicurato il presidente della Fed, e le previsioni della banca centrale sembrano confermalo. La crescita media del Pil è stimata restare “solida” al +2% con un tasso di disoccupazione al 4,4% alla fine di quest’anno e un’inflazione al 2,1% nel 2025. Entro la fine dell’anno, inoltre, la Fed stima un ulteriore calo del costo del denaro di mezzo punto, probabilmente 25 punti base per ciascuna delle riunioni rimanenti per il 2024.