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"Il videogioco violento
incide sui comportamenti
di isolamento sociale"

Lo psicologo Oropallo a LumsaNews spiega

l’utilizzo del videogioco in terapia

di Rosario Federico17 Settembre 2024
17 Settembre 2024

Giovanni Oropallo, psicologo clinico

Giovanni Oropallo è uno psicologo clinico che ha collaborato con l’ASL Napoli 1 ad un progetto con adolescenti a rischio di esordi psicopatologici. Con LumsaNews, Oropallo esamina i risvolti dell’utilizzo del videogioco in terapia e spiega come comportarsi in caso di un isolamento sociale.            

Si può usare il videogioco in terapia? 

“Ho lavorato ad un progetto di prevenzione e individuazione di disturbi psicopatologici in età adolescenziale nella fascia d’età 16-24 anni. Il progetto prevedeva l’utilizzo del videogioco come mediazione per poi fare dei Circle Time che potessero avviare una terapia di gruppo. Il videogioco non sconfigge l’ansia del tutto, però attenua una serie di problematiche”. 

Come funzionava la terapia di gruppo? 

“Sono stati selezionati dei videogiochi che potessero essere più narrativi che ludici, per esempio “Life is Strange” e “Gris”. Durante le sedute di gruppo i ragazzi hanno instaurato dei legami e riflettuto sui contenuti dei giochi. Sono riusciti a creare l’ambiente tipico della sala giochi: insieme l’isolamento sociale si riduce drasticamente rispetto a come potrebbe essere”. 

Cosa fare se un ragazzo si isola? 

“La famiglia è importantissima, ciò che deve fare è “giocare con”: se si vede per esempio un figlio che si sta isolando troppo e mostra comportamenti violenti, bisognerebbe iniziare a giocare con lui per trovare un ponte di comunicazione fra il mondo che sta vivendo il ragazzo, che può vivere un disagio più profondo che scarica sul videogioco e il mondo esterno il mondo del bello, vero. Questo può aiutare anche con il rapporto padre-figlio, madre-figlio”. 

Il videogioco violento può influenzare lo stato d’animo del ragazzo?

“Il videogioco violento non mediato con persone che hanno una fragilità psichica oppure anche un blocco delle varie fasi dello sviluppo psichico, è possibile che possa scatenare in loro delle identificazioni verso i protagonisti dei giochi che potrebbe effettivamente spingere a comportamenti violenti. Ma questo avviene solo in rari casi e quando appunto non vi è una mediazione”. 

Cosa è successo a Paderno Dugnano?

“Attribuire le cause a qualcosa che può aver visto in un videogioco è banale, anche perché siamo bombardati dai media da quando eravamo piccoli. C’è stato qualcosa che nei vari sistemi di questo ragazzo non ha funzionato: intendo la famiglia, gli amici, la fidanzata, qualcosa che a livello più grande non ha funzionato è che poi si è sedimentata. E ha causato tutto quello che è successo”.

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