Alla fine ha prevalso il buonsenso. Gli appelli dei dissidenti del pdl, su tutti Alfano e gli altri ministri del partito, hanno convinto Berlusconi a tornare sui suoi passi e votare la fiducia al governo Letta. Nella dichiarazione di voto il Cavaliere ha ricordato come «L’Italia ha bisogno di un governo che produca riforme istituzionali e strutturali», annunciando di aver «deciso, non senza interno travaglio, per il voto di fiducia».
Dalla scissione alla fiducia. Il premier Letta ha definito questa «una giornata storica» sperando, da domani, di continuare a «lavorare per il bene del Paese». Le vicende degli ultimi giorni, con le dimissioni dei ministri del pdl, respinte da Letta, hanno portato a un duro confronto nel partito guidato da Silvio Berlusconi, arrivando a prospettare una scissione evitata all’ultimo col ripensamento del Cavaliere. A “rivoltarsi” contro il leader del centrodestra c’erano alcuni tra i suoi più fedeli sostenitori come il vicepremier Alfano, pronto a votare la fiducia andando contro le indicazioni del Cavaliere. Con lui anche gli altri ministri del pdl e diversi senatori, almeno 23. Fino all’ultimo si è cercato di evitare lo strappo nel partito. Già dalla scorsa notte sono stati molte le telefonate e gli incontri divisi fra Palazzo Grazioli e Montecitorio. Questa mattina c’è stata anche una riunione tra Berlusconi e il gruppo parlamentare del pdl in Senato col Cavaliere che, prima del passo indietro, era fermo sulla sfiducia.
Il discorso di Letta. «Coraggio e fiducia». Queste le parole chiave del discorso di Letta ai senatori prima del voto: «Mi appello al parlamento tutto, dateci la fiducia per realizzare gli obiettivi. L’Italia può arrivare forte e credibile al 2014, ma non c’è influenza senza credibilità, stabilità politica e obiettivi chiari». Un discorso in cui il Premier ha evidenziato quanto fatto in questi primi cinque mesi di governo, ricordando le misure prese per uscire dalla crisi. Un tunnel dove, finalmente, si comincia a vedere l’uscita. L’obiettivo è raggiungere, nel 2014, un aumento del pil dell’1% tenendo, però, a posto i conti. Una grande occasione arriverà dai lavori per il prossimo Expò che si terrà a Milano nel 2015.
Sul fronte riforme costituzionali il premier ha comunicato che, sentiti i saggi, è pronta una bozza «equilibrata e ambiziosa» e il suo completamento potrebbe giungere in 12 mesi.
Dopo il rinnovo della fiducia al governo, come promesso da Letta, sarà nominato un commissario alla spending review che si occuperà di ridurre i costi e gli sprechi della spesa pubblica. Questo, unito alla service tax per i comuni, servirà a reperire i fondi necessari per attuare le misure di sviluppo che servono al Paese seguendo il principio del «pago, vedo, voto».
Il futuro dell’esecutivo. Indubbiamente il governo esce rafforzato da questa ennesima crisi. Un risultato confermato da Piazza Affari dove il FTSE Mib, sceso sotto l’1% all’apertura, è arrivato con la fiducia a registrare un + 1,74%. Scende anche lo spread Btp-Bund che raggiunge i 255 punti. Tuttavia sin dai prossimi giorni l’esecutivo dovrà mettersi all’opera per realizzare i punti del programma ricordati questa mattina in aula dal premier Letta. Un’altra crisi, infatti, non sarebbe più tollerabile.
Domenico Cavazzino