Un nuovo piano per fermare Putin. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è “sul punto” di fornire all’Ucraina il via libera per usare armi occidentali a lungo raggio all’interno del territorio russo, a patto che non vengano impiegate armi fornite dagli Usa. Lo riferiscono funzionari europei al New York Times. La questione, a lungo dibattuta dall’amministrazione democratica, è sul tavolo del vertice di oggi, 13 settembre, alla Casa Bianca con il premier britannico Keir Starmer, nella sua prima visita a Washington. Secondo Politico, l’accordo potrebbe essere confermato questo mese davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il via libera all’uso dei missili britannici potrebbe anche aprire la strada agli ucraini per lanciare l’Atacms, il sistema missilistico balistico tattico statunitense.
Regno Unito: “Armi cruciali per fermare Putin”
Le armi da fornire all’Ucraina sono “cruciali” in vista dei combattimenti invernali contro l’esercito del presidente russo Putin, come ha spiegato il ministro degli Esteri britannico David Lammy in un’intervista al Daily Telegraph. Mosca, dal canto suo, trova il sostegno dell’Iran, che ha trasferito missili balistici di propria fabbricazione in Russia. Una mossa condannata dall’Unione Europea, che annuncia sanzioni: “Condanniamo fermamente il recente trasferimento di missili balistici di fabbricazione iraniana alla Russia. L’Ue risponderà rapidamente e in coordinamento con i partner internazionali, anche con nuove e significative misure restrittive nei confronti dell’Iran”, ha dichiarato l’Alto rappresentante Josep Borrell.
Nel frattempo Mosca lancia segnali sul fronte diplomatico, ritirando l’accredito a sei funzionari del Regno Unito in Russia per sospetto spionaggio. La decisione del ministero degli Esteri – riferisce l’agenzia Ria Novosti – è stata presa dopo le indagini del servizio d’intelligence interno (Fsb), che ha affermato come il ministero degli Esteri di Londra sia responsabile di “politiche sovversive nei confronti della Russia e in Paesi che facevano parte dell’Unione Sovietica”. Attacchi respinti dal governo britannico, che ha parlato di “accuse del tutto infondate”.
Tajani convoca l’ambasciatore russo per il caso Battistini-Traini
Non certo l’unica scintilla nelle tormentate relazioni diplomatiche con i Paesi occidentali. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha convocato alla Farnesina l’ambasciatore russo in Italia per manifestare “sorpresa” per la “singolare decisione” di aver dichiarato “persone ricercate” l’inviata della Rai Stefania Battistini e l’operatore Simone Traini, accusati di essere entrati illegalmente in Russia il mese scorso al seguito delle truppe ucraine penetrate nella regione di Kursk.
Col fronte diplomatico sempre più incandescente, i negoziati di pace arrancano. Secondo Pechino però questi restano la strada da seguire per superare la crisi, anche in Medio Oriente. Per risolvere “la crisi in Ucraina e il conflitto tra Israele e Palestina, i colloqui di pace e la soluzione politica sono l’unica soluzione”, ha spiegato il ministro della Difesa cinese Dong Jun. Dichiarazioni dettate anche dal forte legame che unisce Mosca a Pechino, su cui è tornato il viceministro della Difesa russo Aleksandr Fomin annunciando l’espansione della cooperazione militare tra i due Paesi: “Il rapporto tra Cina e Russia è un modello di collaborazione tra nazioni, è una garanzia di pace. I nostri due ministeri della Difesa hanno continuamente ampliato la cooperazione e le interazioni come esercitazioni militari e scambi di vario tipo, per un totale di oltre 100 progetti nel 2024”.