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Iva, verso il blocco dell’aumento. Pronto un decreto del governo per rinviarlo al 2014. Per le associazioni di consumatori «impensabile» portarla al 22%

di Marcello Gelardini27 Settembre 2013
27 Settembre 2013

saccomanniOre decisive per i destini dell’Iva. Tra duri confronti in seno alla maggioranza di governo, minacce e ostruzionismi da parte dei partiti, proteste dei cittadini e incertezza politica, il Consiglio dei Ministri si appresta a rinviare l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto di un altro trimestre, almeno fino al primo gennaio 2014. Il nuovo decreto, varato con tutta probabilità tra oggi e domani, oltre a disegnare misure per far rientrare nel 3% il rapporto Deficit-Pil del nostro Paese, bloccherà di fatto l’entrata in vigore dell’aliquota al 22% dal primo ottobre. Un lungo braccio di ferro tra istituzioni e associazioni dei consumatori che, in queste settimane, ha sottoposto il ministro dell’Economia Saccomanni a un vero e proprio tour de force per scongiurare l’aumento ma, parallelamente, garantire le necessarie coperture fiscali. Pressioni che hanno portato lo stesso Saccomanni sull’orlo delle dimissioni.
Alla ricerca delle coperture. Perché, ora, il problema è questo; una volta accantonato l’aumento per ragioni di opportunità (soprattutto politica) si devono trovare i soldi per garantire quel miliardo di euro che il mancato gettito dell’Iva sottrarrà dalle casse dello Stato. Tante le ipotesi sul tavolo, su tutte un aumento delle accise sui carburanti (si parla di 4 centesimi in più al litro). Ciò non basterebbe comunque a rastrellare il necessario; per questo non ci sarebbe da meravigliarsi se nel nuovo decreto venissero previsti anche ulteriori tagli alla spesa pubblica, il rinvio di alcuni investimenti strutturali e la vendita di una prima tranche di immobili di proprietà dello Stato, il taglio delle agevolazioni fiscali per fondi d’investimento e società immobiliari. Misure, forse, solo temporanee, giusto il tempo di ripensare l’imposta per intero (forse già con la legge di Stabilità 2014, che il governo dovrà varare entro il 15 ottobre).
La protesta dei consumatori. Intanto, in attesa di notizie più chiare, insorgono due tra le principali sigle dei consumatori. Federconsumatori e Adusbef, partendo dalle rivelazioni sull’andamento delle vendite al dettaglio, sottolineano come l’aumento dell’Iva avrebbe effetti funesti sull’economia italiana. Secondo l’Istat, infatti, a luglio le vendite hanno raggiunto i minimi storici dal 2001; dalle stime fatte dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, inoltre, solo nel biennio 202-2013 i consumi delle famiglie sono diminuiti del 7,8%, pari a 59 miliardi di euro. «In uno scenario simile – spiegano Elio Lannutti e Rosario Trefiletti, presidenti rispettivamente di Adusbef e Federconsumatori – l’aumento dell’Iva è impensabile. Significherebbe decretare il tracollo dei consumi, che avrebbe effetti drammatici su tutti i fronti: per le famiglie, per le imprese, anche per lo Stato». Da qui l’esplicita richiesta al governo di un «improrogabile intervento per il rilancio della domanda di mercato e per la ripresa a economica». Per ora l’aumento sembra scongiurato, per il resto ci sarà ancora da aspettare.

Marcello Gelardini

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