ROMA – Da Torino a Milano. E poi Roma, Avellino, Bari. Continuano le rivolte negli istituti penitenziari italiani, anche in quelli minorili. L’ultimo episodio a Frosinone, martedì mattina, dove un detenuto italiano di 62 anni è stato trovato morto in carcere, dove stava scontando la sua pena. Subito dopo vari disordini sono scoppiati nella prima e nella seconda sezione, con vetri rotti e ambienti allagati. Si tratta degli ennesimi disordini scoppiati subito dopo un suicidio. Sempre martedì nel carcere di Benevento, un uomo si è impiccato nella sua cella d’isolamento.
La situazione nelle carceri minorili
Stesso clima di tensione negli istituti penitenziari minorili. Dopo la notte di fuoco avvenuta nel carcere milanese Beccaria – tra il 31 agosto e il 1 settembre – che ha portato al ferimento di 8 persone, le ultime tensioni si sono verificate ieri, lunedì 2 settembre, in una struttura minorile di Bari con risse, aggressioni e proteste. Secondo Federico Pilagatti, segretario del Sappe, è proprio la tempistica delle rivolte a far crescere i sospetti che possa esserci sotto “una regia occulta, che tende a voler destabilizzare la situazione nelle carceri”.
L’Unione Sindacati Polizia Penitenziaria, in una nota del segretario regionale della Campania Ciro Auricchio, evidenzia che attualmente nelle carceri ci sono troppi detenuti e pochi agenti. “La Campania è la seconda regione in termini di sovraffollamento – si legge -. Inoltre, mancano 800 agenti di polizia penitenziaria e così pure gli operatori di sostegno, quali educatori psichiatri ed assistenti sociali. Tutte queste disfunzioni ricadono sul servizio della polizia penitenziaria che spesso si trova da sola a dover fronteggiare il grave disagio di cui sono portatori i detenuti”. Auricchio, proseguendo nella sua nota, sottolinea poi che “gli istituti di pena italiani sono diventati università del crimine, con piazze di spaccio e frequenti introduzioni fraudolente, oltre che di droga, di telefoni cellulari”.