TEL AVIV – A far naufragare il tentativo dei mediatori di far riprendere i negoziati per il cessate il fuoco a Gaza e la presa degli ostaggi sarebbe stato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. A dirlo alla Cnn è una fonte a conoscenza dei colloqui. Secondo quanto riferisce l’emittente televisiva statunitense, infatti, dopo l’assassinio dei sei ostaggi israeliani per mano di Hamas, i mediatori hanno lavorato per promuovere un accordo, ma Netanyahu – che ha sostenuto che Israele non lascerà mai il Philadelphi Corridor – “ha affossato tutto con un solo discorso”.
I dissapori tra Biden e Netanyahu
Le rivelazioni della Cnn sembrano rimarcare quanto dichiarato, nella giornata del 2 settembre, dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden che ha accusato il premier israeliano di non “fare abbastanza” per trovare un accordo. Dichiarazioni definite “sconcertanti e pericolose” dall’ufficio stampa di Netanyahu, che, nel corso di una diretta televisiva serale, ha poi chiesto perdono alle famiglie dei sei ostaggi uccisi “per non essere riusciti a riportarli a casa vivi”.
L’insofferenza americana verso l’operato di Bibi non è certo una novità: più volte, nei mesi scorsi, la Casa Bianca ha ammonito il premier israeliano per la gestione delle operazioni nella Striscia. Stavolta, tuttavia, Biden – secondo quanto riportato dalla Nbc – sarebbe pronto a presentare un accordo “prendere o lasciare” a Israele e Hamas nella speranza di raggiungere un’intesa sul cessate il fuoco. La proposta, in questo senso, sarebbe stata ventilata dal consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jack Sullivan e dovrebbe sciogliere, in particolare, il nodo gordiano del Philadelphi Corridor, dal quale Netanyahu rifiuta di ritirare i propri soldati.
Se la proposta messa sul tavolo dagli Usa non dovesse essere accettata dagli attori in campo, questo – secondo quanto scritto di recente dal Washington Post – potrebbe comportare il ritiro americano dalla guida dei negoziati.
La pressione internazionale sul governo israeliano cresce anche da parte del Regno Unito che ha deciso di sospendere 30 licenze di fornitura di armi a Tel Aviv. Una decisione che Bibi, sul suo profilo X, non manca di bollare come “vergognosa “.
Non si fermano le proteste a Tel Aviv
A fare pressioni su Netanyahu, tuttavia, non sono solo i grandi attori internazionali. Uno sciopero generale – proclamato a seguito dell’uccisione, da parte di Hamas, di sei ostaggi – ha infatti paralizzato nelle ultime ore Tel Aviv. Migliaia di manifestanti invocano da un lato il rilascio dei rapiti e dell’altro accusano il governo di agire contro l’interesse nazionale e ne chiedono le dimissioni.
Dall’Idf, nel frattempo, arriva la notizia dell’uccisione del capo delle forze di élite Nukhba di Hamas che guidò l’assalto del 7 ottobre 2023, ma questo non sembra, al momento, essere abbastanza per placare la massiccia protesta popolare che sta scuotendo il Paese.