CARACAS – A oltre un mese dal voto in Venezuela, arriva la vendetta politica di Nicolas Maduro sul suo sfidante. Lunedì la Procura ha chiesto l’arresto di Edmundo González Urrutia, il rivale di Maduro alle ultime e tumultuose presidenziali dello scorso 28 luglio. Il candidato dell’opposizione è infatti ricercato dalla polizia con l’accusa di associazione terroristica e sabotaggio, associazione a delinquere, falsificazione di documenti ufficiali e usurpazione di funzioni pubbliche. Accuse che alla luce delle dinamiche delle scorse elezioni – quando nel pieno stallo tra i due avversari che rivendicano la vittoria, il Consiglio elettorale nazionale ha proclamato vincitore Maduro col 52% dei voti pur senza pubblicare alcuna prova sui risultati – appaiono pretestuose.
La richiesta di arresto è stata emessa dal procuratore ausiliario Luis Ernesto Dueñez Reyes ed è stata approvata dal Tribunale di Prima Istanza con Funzioni di Controllo, competente per i crimini legati al terrorismo, che l’ha resa esecutiva. Nei giorni scorsi, Gonzalez Urrutia non si era presentato a tre convocazioni in tribunale – l’ultima venerdì scorso – nelle quale avrebbe dovuto essere ascoltato sul contenuto di una pagina pubblicata sul sito della coalizione di opposizione “Piattaforma unitaria democratica” (Pud) in cui il 75enne viene indicato come vincitore delle elezioni.
Il botta e risposta
La mossa si è portata dietro un vivace botta e risposta. La leader dell’opposizione venezuelana, María Corina Machado ha commentato duramente la richiesta d’arresto. “Hanno perso il senso della realtà. Minacciando il Presidente eletto, riescono solo ad avvicinarci e ad aumentare il sostegno dei venezuelani e del mondo a Edmundo González Urrutia. Serenità, coraggio e fermezza. Stiamo andando avanti” ha scritto in un post su X.
Immediata la risposta di Maduro, che ha attaccato il candidato dell’opposizione durante il suo programma settimanale “Con Maduro+” sulla tv di Stato definendolo un codardo. “Crede di essere al di sopra della legge questo signor codardo, ha la pretesa di dire che non riconosce la legge, che non riconosce nulla. Questo è inammissibile, non accade in nessun’altra parte del mondo”. Il presidente venezuelano ha poi accusato il politico di “stare nascosto” come “un codardo”, un riferimento chiaro alla decisione di González Urrutia di non presentarsi nei giorni scorsi a tre convocazioni in tribunale.
Le ripercussioni internazionali
La crisi in Venezuela ha ulteriormente deteriorato le relazioni con gli Stati Uniti, che hanno sequestrato nella Repubblica Domenicana un aereo utilizzato dal presidente Nicolás Maduro dopo aver stabilito che la sua acquisizione violava le sanzioni statunitensi. Non solo. Secondo Bloomberg gli Usa starebbero pianificando nuove sanzioni contro funzionari del governo di Caracas in risposta ai presunti brogli delle elezioni presidenziali di luglio.
Nel frattempo, sette Paesi dell’America Latina hanno condannato il mandato d’arresto emesso contro l’ex candidato dell’opposizione alla presidenza venezuelana. In una dichiarazione congiunta Argentina, Costa Rica, Guatemala, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana e Uruguay hanno respinto il mandato d’arresto emesso dal giudice del Primo tribunale speciale della Corte suprema di giustizia del Venezuela contro González. A detta dei sette, si tratta di “un altro tentativo di mettere a tacere il signor González, ignorare la volontà popolare venezuelana e ciò costituisce una persecuzione politica”, si legge nel testo.