ROMA – I test psicoattitudinali per i magistrati, il dossier bollente sul tavolo del Consiglio dei Ministri di oggi, 26 marzo, rischia di aprire una profonda spaccatura tra governo e magistratura. Dissapori tra il promotore della riforma, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, e l’Associazione nazionale dei magistrati, guidata da Giuseppe Santalucia. Per il magistrato il documento di riforma “elude la volontà parlamentare” e risulterebbe discriminatorio per la stessa magistratura. Ma la volontà del governo sembra quella di tirare dritto. Lo conferma anche il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto: “Le commissioni parlamentari ci hanno dato un’indicazione precisa”, quella verso la conservazione del magistrato come “figura autonoma e indipendente”. E sui test: “non vedo ragionevoli motivi per non adottarli”.
Il contenuto della riforma
Alle 17:30 l’esecutivo si riunirà a Palazzo Chigi per l’esame e l’attuazione della legge numero 71 del 17 giugno 2022. Secondo la bozza, i futuri magistrati saranno tenuti a sottoporsi a test per valutare la propria tenuta psicologica e attitudinale. Queste prove verranno valutate da “esperti qualificati per la verifica della idoneità psicoattitudinale per lo svolgimento delle funzioni giudiziarie”, che saranno nominati con un decreto di competenza del guardasigilli, “previa delibera del Consiglio superiore della magistratura”.
I test – dovessero diventare legge – saranno disposti “dopo il completamento delle prove orali” per accedere alla carriera di magistrato. Nella bozza del decreto figurano anche altre misure di riforma: centrale il “fascicolo del magistrato” – già previsto dalla riforma Cartabia – un dossier con tutto lo storico del pm. Si parla di atti e documenti che potrebbero figurare nella valutazione della professionalità dei magistrati da parte del Csm.
Le critiche del Csm
Proprio il Csm ha chiesto in merito l’apertura di una pratica “avente in oggetto la disamina della questione della verifica dell’idoneità psicoattitudinale”. Nella richiesta di apertura della pratica si legge che “l’articolo 106 della Costituzione prevede come unico criterio di accesso alla magistratura quello tecnico”, ovvero il concorso. In sostanza, il Csm sembra sottolineare che per valutare un magistrato basti il concorso.
Le barricate dell’Anm ai test psicoattitudinali
Al centro della polemica rimangono però i test psicoattitudinali. Secondo il presidente dell’Anm la norma è “talmente generica che elude il principio della riserva di legge”. “Cosa sono questi test – continua Santalucia – a cosa servano, non ce lo ha spiegato nessuno”. Una norma discriminatoria per tutta la categoria, sintetizza il magistrato: “Fa pensare che abbiano bisogno di essere controllati dal punto di vista psichiatrico”.
Rincara la dose il segretario generale dell’Anm, Salvatore Casciaro, secondo cui, almeno rimanendo al testo della bozza, “sarà il ministro a dire l’ultima parola su chi può entrare o meno in magistratura”. Una soluzione che, per Casciaro, “è una deviazione rispetto al principio di separazione dei poteri”.