ROMA – La pubblica amministrazione italiana continua a essere in ritardo con i pagamenti ai propri fornitori. A dirlo, si legge sul Sole 24 Ore, è l’indicatore annuale sulla tempestività dei pagamenti pubblici, secondo cui il 26% di questi enti fa attendere i propri fornitori più dei 30/60 giorni imposti dalla direttiva europea del 2011.
Tra gli enti più “lenti” i ministeri. Più della metà sfora le date dei pagamenti con una media di circa 33 giorni per il Viminale e l’Università. Situazione meno grave per i dicasteri di Cultura, Turismo e Salute che oscillano tra i 13 e i 17 giorni di troppo, mentre Giustizia, Lavoro, Imprese e Infrastrutture ne hanno dieci.
Da tempo Bruxelles chiede all’Italia di essere più puntuale nelle scadenze. La prima bozza del Pnrr prevedeva di azzerare i ritardi entro il 2023. Obiettivo non raggiunto e spostato al primo trimestre del 2025, ma non gratuitamente. Nella bozza del decreto Pnrr quater del 2024, ora in discussione alla Camera, si prevede infatti che i ministeri con un indicatore superiore a 0 per il 2023 inviino all’Ue un piano di interventi per rientrare nei limiti.