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Letta difende il suo governo e cita Carosello. Ma Brunetta attacca: “L’Italia non è più uno stato di diritto”

di Domenico Cavazzino20 Settembre 2013
20 Settembre 2013

Non passa giorno che non si parli di una possibile caduta del governo Letta. E così, dopo gli attacchi di Berlusconi alla magistratura nel videomessaggio dell’altro ieri, ecco pronte le nuove voci di una crisi imminente. Stavolta, però, il premier, Enrico Letta, non è riuscito a rimanere impassibile e in silenzio come al solito e ha difeso a voce alta il suo operato e quello della sua squadra: «Stiamo lavorando in modo molto concreto e attento per gli italiani e non ho nessuna intenzione che si creino cortocircuiti su questi temi». Letta non ci sta a considerare il governo come un punching ball e assicura che tutti continueranno a lavorare.
È a questo punto che Letta rievoca lo storico contenitore di spot pubblicitari degli anni ‘70: «L’unica immagine che mi è venuta in mente è quella di Carosello, in cui c’era quello con scritto “non sono Jo Condor” in fronte» e annuncia che presto passerà all’attacco.
Letta tra Berlusconi e Renzi. Uno sfogo quasi dovuto quello del presidente del consiglio che vive quotidianamente tra due fuochi: non bisogna dimenticare, infatti, l’ingombrante presenza di Matteo Renzi, uno dei più accreditati alla segreteria del partito e che non ha mai fatto mistero di ambire alla premiership, pur avendo più volte assicurato il suo sostegno all’attuale primo ministro.
La verità è che Letta di quel videomessaggio, nonostante Berlusconi continui a parlare di una crisi da evitare e a tranquillizzare sulla fiducia del Pdl (da ieri Forza Italia 2.0) al governo, avrebbe fatto volentieri a meno. Così ecco le frasi a difesa del Paese e della magistratura attaccata dal Cavaliere: «In Italia siamo in uno stato di diritto, non ci sono persecuzioni e rispettiamo l’autonomia della giustizia e il lavoro dei magistrati». Insomma un modo “garbato” per chiedere di finirla col “Berlusconi perseguitato”.
La lettera di Brunetta. Speranze destinate a rimanere tali, visto che non si è fatta attendere la risposta. A parlare, o meglio a scrivere perché di lettera si tratta, non è Berlusconi ma il capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta. Un messaggio tra il consiglio e l’avvertimento quello dell’ex-ministro: «Caro presidente Letta, caro Enrico, ieri hai detto come fosse un atto di fede: “In Italia lo stato di diritto funziona” […] Sii più prudente. Queste parole perentorie si scontrano con la realtà e il buon senso. Sono anzi proprio false, se permetti». Brunetta smentisce la tesi del premier su una magistratura terza e tira in ballo, per confermare le sue accuse, «numerose sentenze della Corte europea dei Diritti dell’Uomo che stabiliscono l’esistenza di una violazione commessa dallo Stato italiano contro il diritto a un giusto processo». La missiva si conclude con un appello: «La magistratura italiana è politicizzata. Dille di smettere, presidente Letta!».
Chissà se il premier risponderà alimentando una nuova polemica o se, alle parole, preferirà replicare coi fatti.

Domenico Cavazzino

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