I leader dei 27 paesi europei, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, si riuniscono oggi, giovedì 21 marzo e domani, venerdì 22, per il Consiglio europeo, il penultimo prima delle elezioni del prossimo giugno. Difesa, sicurezza, conflitto in Medio Oriente e sostegno all’Ucraina sono i temi centrali della riunione.
Un vertice di estrema importanza, anche alla luce delle dichiarazioni della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: “È chiaro che non c’è più spazio per le illusioni, il mondo è diventato più pericoloso e l’Ue si deve svegliare: sappiamo che le ambizioni di Putin non si fermano all’Ucraina”. Per questo ieri von der Leyen ha incaricato l’ex presidente della Finlandia, Sauli Niinisto, di redigere un rapporto su come migliorare la preparazione e la prontezza d’intervento della difesa dell’Ue. Dobbiamo “rafforzare la preparazione militare e civile vista l’evoluzione del panorama delle minacce”, ha sottolineato, per arrivare a “una gestione strategica delle crisi”.
Dello stesso avviso il presidente del Consiglio europeo Charles Michel che ha affermato: “Se vogliamo la pace, dobbiamo preparare la guerra. I cittadini devono essere coinvolti perché le insidie possono crescere in modo repentino”.
Proprio il tema della guerra e in particolare del conflitto russo-ucraino ha infuocato gli animi nell’Aula della Camera ieri, mercoledì 20 marzo. Alla vigilia della due giorni del Consiglio europeo la premier Meloni ha riferito dinanzi a maggioranza e opposizione. “Noi siamo al governo, voi all’opposizione. Io non ho avuto bisogno di arrivare al governo per garantire il sostegno all’Ucraina. Non ho due facce”, ha detto Meloni, che è tornata a parlare anche della polemica post dichiarazioni del vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini sul voto in Russia. “Mi si dice di parlare con il primo ministro ungherese Orbàn e con Salvini per chiarire il sostegno all’Ucraina. In entrambi i casi contano le decisioni e i voti. Il governo italiano ha una posizione chiara e in Ue”, ha ribadito.
Poi un abbraccio, per allontanare ogni dubbio su una possibile tensione nella maggioranza.