Il Consiglio di sicurezza Onu condanna fermamente il regime siriano per aver bombardato la popolazione civile a Hula, dove sono state uccise oltre cento persone, violando la risoluzione che impone lo stop delle violenze. Sulla matrice della strage non c’è ancora un responsabile certo: si cerca sia tra i componenti del regime di Damasco sia tra le forze dell’opposizione siriana. Unanime la condanna dell’intera comunità internazionale.
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu «ha condannato nei termini più forti possibili le uccisioni di civili, causate da colpi sparati da vicino e da gravi abusi fisici come confermato dagli osservatori internazionali, di decine di uomini, donne e bambini e il ferimento di altre centinaia di persone, in combattimenti che hanno comportato bombardamenti da parte dell’artiglieria governativa».
Anche Mosca condanna la strage. Nella dichiarazione finale dei Quindici c’è anche la firma di Mosca, e non era così scontato. Il veto russo, minacciato fino all’ultimo istante, è stato alla fine evitato facendo sparire dal testo la parte in cui si addossava l’intera responsabilità del massacro alle forze armate siriane. «Siamo chiaramente davanti a una situazione che ha visto partecipare entrambe le parti», ha detto il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. L’inviato delle Nazioni Unite e della Lega araba per la crisi siriana, Kofi Annan, sarà ricevuto domani a Damasco dal presidente Bashar al Assad. La strage di Hula è «il vile testamento di un regime illegittimo». E’ l’opinione della Casa Bianca che si è detta inorridita. Il presidente americano Barack Obama starebbe anche pensando a una soluzione sul modello yemenita: l’esilio di Bashar Al Assad e la permanenza al potere di una parte delle personalità della sua cerchia. Il ministro degli esteri britannico William Hague si è detto «assolutamente nauseato» dalla strage e ha ricordato che la Gran Bretagna «ha il potere» di bloccare i dignitari siriani che volessero venire a Londra per le Olimpiadi. Ban Ki-moon e l’inviato Kofi Annan hanno criticato «nei termini più forti» le uccisioni.
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha parlato di «un orribile massacro di civili inermi», aggiungendo di essere «in contatto con i partner europei e della regione maggiormente interessati alla crisi in Siria per discutere degli ultimi drammatici sviluppi, a margine della conferenza internazionale sulla Somalia».
Damasco nega tutto. Il governo ha istituito una commissione d’inchiesta: non siamo responsabili della strage. Damasco, infatti, nega di essere dietro all’attacco: «Si tratta di un massacro terrorista contro la popolazione – dice il portavoce del ministero degli Esteri, Jihad Makdessi – Abbiamo formato una commissione congiunta dell’esercito e della giustizia che indagherà sull’insieme dei fatti e che pubblicherà i suoi risultati tra tre giorni». I disertori dell’esercito siriano libero annunciano rappresaglie contro i militari fedeli al presidente Bashar al Assad. «Dopo questa lunga attesa, una prova di pazienza e costanza, il comando congiunto dell’Esl in Siria annuncia che non è più possibile rispettare il piano di pace mediato da Kofi Annan, che il regime utilizza a proprio vantaggio per perpetrare altri massacri contro i civili disarmati – dice il portavoce dell’Esl, colonnello Qasim Saad Eddine, in un video postato su Youtube».
In Siria oltre 13.000 persone, in maggioranza civili, sono morte dall’inizio della rivolta di metà marzo 2011. Lo riferisce l’Osservatorio per i diritti dell’uomo precisando che le vittime sono 9.183 civili, 3.072 membri dell’esercito e 794 disertori. E gli scontri non si fermano: due civili, tra cui un adolescente di14 anni, sono stati uccisi questa mattina ad Homs e Hama; tre militari sono morti, invece ad Aleppo, secondo quanto riferito dall’Osservatorio siriano sui diritti umani.
Federica Macagnone