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Allerta sbarchi nella Sicilia orientale e in Calabria. Nuovi scontri nel centro d’accoglienza di Lampedusa.

di Annalisa Cangemi19 Settembre 2013
19 Settembre 2013

sbarchiSono quasi mille i profughi approdati due giorni fa nelle coste siciliane. Si tratta di cinque barconi, il primo con 133 immigrati, il secondo con 226 persone, soccorse dal pattugliatore «Sirio» della Marina militare, che le ha trasferite nel porto di Pozzallo, in provincia di Ragusa. Un terzo barcone con 105 profughi è stato intercettato a 88 miglia a Sud da Lampedusa. Una nave carica di migranti si stava dirigendo invece verso Lampedusa, mentre un mercantile battente bandiera liberiana ha lanciato un SOS mentre si trovava a 65 miglia dalle coste libiche.
L’emergenza sbarchi resta alta, favorita dalle buone condizioni meteo. Arrivano soprattutto dalla Siria, e puntano verso la Sicilia orientale, Siracusa e Catania. Queste sono infatti le rotte che già nei mesi estivi sono state battute dai migranti del Medio Oriente. Sono oltre 2 milioni infatti i rifugiati siriani, che hanno cercato riparo all’estero, per sfuggire alla guerra.  
Ieri notte nuovi immigrati sono stati salvati da una motovedetta della Guardia Costiera; a bordo dell’imbarcazione, si trovavano 150 migranti, di cui 43 erano minori. Molte donne sono state trasportate in ospedale, per le gravi condizioni di salute.
Proprio questa mattina hanno lasciato invece la Calabria 265 dei 285 immigrati di varia nazionalità sbarcati ieri a Gioia Tauro dopo essere stati recuperati nel Canale di Sicilia in acque internazionali. Dopo avere ricevuto assistenza in un centro d’accoglienza a San Ferdinando, i profughi hanno abbandonato volontariamente il centro e si sono allontanati, motivando la loro decisione con la volontà di ricongiungersi con i loro parenti che si trovano già all’estero. La stessa sorte potrebbe toccare ai migranti ospiti del centro d’accoglienza a Lampedusa. Ieri pomeriggio un gruppo di stranieri ha infatti organizzato una protesta davanti alla chiesa madre dell’isola. Gli immigrati affermano di non voler rientrare nel centro e di non volersi sottoporre alle procedure di riconoscimento a Lampedusa e nel territorio italiano, perché molti di loro vorrebbero essere trasferiti subito in altri paesi europei. La situazione al momento è tenuta sotto controllo dalla polizia e dai carabinieri.

Annalisa Cangemi

    

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