PAVIA – “Libero solo quando sarò morto” cantava nella sua canzone Bipolare Jordan Jeffrey Baby (nome d’arte di Jordan Tinti) nel 2021. Il trapper, di 26 anni, è stato trovato senza vita, con una corda al collo mercoledì 13 marzo, nella sua cella del carcere di Torre del Gallo a Pavia, dove stava scontando una pena di quattro anni e quattro mesi per rapina.
I fatti risalgono all’aprile 2023, quando Jordan era stato riconosciuto colpevole di rapina aggravata dall’odio razziale, ai danni di un operaio di 42 anni di origine nigeriana, nella provincia di Monza e Brianza. Con lui aveva partecipato anche il trapper romano Traffik, condannato a cinque anni e quattro mesi. Tre mesi fa Jordan era stato trasferito in una comunità pavese, ma la misura era stata poi sospesa dal Tribunale di Sorveglianza che aveva disposto il ritorno in carcere.
Il secondo tentativo di suicidio di Jordan Jeffrey Baby
Jordan aveva già tentato il suicidio in passato e aveva confidato al suo avvocato di avere subito maltrattamenti e abusi durante la sua detenzione. Proprio l’avvocato, Federico Edoardo Pisani, ha annunciato che depositerà alla Procura di Pavia un esposto per chiedere di fare chiarezza su quanto successo.
I guai con la legge dei trapper
Negli ultimi mesi gli episodi delittuosi che hanno visto coinvolti i protagonisti della scena trap italiana sono stati molteplici. A gennaio Baby Gang, nome d’arte di Zaccaria Mouhib, ha sparato a un suo amico ferendolo alla gamba sinistra. Un altro trapper, Simba La Rue, al secolo Mohamed Lamine Saida, è stato imputato per aver preso parte alla stessa sparatoria di Baby Gang e condannato a sei anni. Allo stesso modo Shiva, in prigione dallo scorso ottobre, è stato accusato di aver gambizzato due membri di una crew rivale. Ma la lista dei trapper che hanno avuto problemi con la legge è lunga. Dalle accuse di aggressione e furto del romano Gallagher alle rapine ai danni di alcuni negozi del milanese di Neima Ezza. Un mondo ambiguo, in cui musica e violenza si mescolano in una formula unica per tentare di raggiungere le luci della ribalta.
Suicidi in carcere: sono 23 dall’inizio dell’anno
Ma non solo. La morte di Jordan Jeffrey Baby riaccende i riflettori sul tema delle morti in carcere. Un uomo di 33 anni si è tolto la vita nell’istituto penitenziario di Secondigliano, in Campania, in cui era detenuto. Un nuovo decesso – il quinto in Campania nel 2024 – che, come dice il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo, “ci riporta alla triste realtà quotidiana dei suicidi, 23 in meno di due mesi e mezzo”.