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Micro e nanoplastiche
provati per la prima volta
effetti sulle arterie umane

Raddoppia il rischio di infarto e ictus

La ricerca dell'Università Vanvitelli

di Donatella Rosetti07 Marzo 2024
07 Marzo 2024

Microplastiche | Foto: Oregon State University, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons

NAPOLI – Le micro e nanoplastiche sono dannose per la salute umana. Per la prima volta viene dimostrato scientificamente attraverso uno studio dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, che ha rivelato la presenza delle plastiche nelle placche aterosclerotiche delle arterie. L’effetto micidiale è il raddoppio del rischio di infarto e ictus. Il giornale specialistico su cui lo studio è stato pubblicato è il  The New England Journal of Medicine, che definisce la scoperta come “rivoluzionaria”.

La scoperta

Le microplastiche erano già state trovate in diverse parti del corpo come tessuti umani, fegato, polmoni, placenta e sostanze come il latte materno. Si è scoperto che le plastiche si trovano anche nelle placche aterosclerotiche, depositi di grasso nelle arterie pericolosi per il cuore. Queste sarebbero più infiammate, quindi più friabili ed esposte a rischio di rottura con un aumento di oltre due volte del rischio di infarti, ictus e mortalità. L’analisi ha dimostrato la presenza di particelle di polietilene e di Pvc, i composti plastici più usati al mondo per contenitori, rivestimenti, pellicole, abbigliamento e molto altro.

Misure urgenti

L’epidemiologo Philip J. Landrigan, direttore del Global Public Health Program del Boston College, nell’editoriale del The New England Journal of Medicine dice che la scoperta solleva una serie di domande urgenti: “L’esposizione a microplastiche può essere considerato un nuovo fattore di rischio cardiovascolare? Come possiamo ridurre l’esposizione?”. Suggerisce anche di incoraggiare i pazienti a ridurre l’uso della plastica e sostenere il “Trattato Globale sulla Plastica” delle Nazioni Unite per rendere obbligatorio un tetto mondiale alla sua produzione.

La ricerca

Lo studio ha coinvolto 257 persone over 65 seguite per circa tre anni, per l’esattezza 34 mesi, dopo un intervento di endoarterectomia alle carotidi, procedura chirurgica per rimuovere le placche che occludono i vasi, poi osservate al microscopio per valutare la presenza di nanoplastiche. L’ideatore dello studio è Raffaele Marfella, ordinario di Medicina Interna alla Vanvitelli, con cui hanno collaborato la Harvard Medical School di Boston, l’Ircss Multimedica di Milano e l’Ircss Inrca di Ancona, le università di Ancona, della Sapienza di Roma e di Salerno.

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