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Esce nelle sale il sequel
Un altro Ferragosto
di Paolo Virzì

"Parla del tempo che passa

e della morte delle ideologie"

di Samuele Avantaggiato05 Marzo 2024
05 Marzo 2024
Paolo Virzì

Il regista Paolo Virzì nel corso del photocall del suo film Un altro ferragosto a Roma | Foto Ansa

ROMA – Nel giorno del suo sessantesimo compleanno, il regista e sceneggiatore italiano Paolo Virzì presenta la sua nuova pellicola. A ventisette anni di distanza, le famiglie di Ferie d’agosto tornano in Un altro Ferragosto, sequel del film realizzato nel 1995, che verrà proiettato nelle sale a partire dal prossimo 7 marzo.

I protagonisti della pellicola

In questo film, il giornalista Sandro Molino (Silvio Orlando) torna nella casa di Ventotene con la sua compagna Cecilia (Laura Morante). Insieme a loro il figlio Altiero (Andrea Carpenzano), ventiseienne imprenditore digitale (ha ideato un’applicazione di messaggistica), e un gruppo di vecchi amici del giornalista ancora fortemente legato alle sue vecchie ideologie. La sua ossessione è ora scrivere una lettera a Ursula von der Leyen per salvaguardare Ventotene. Dall’altra parte c’è ancora la famiglia Mazzalupi, con Sabrina Ferilli insieme al suo nuovo compagno, interpretato da Christian De Sica (che ha preso il posto del compianto Piero Natoli), e dalla nipote Sabry Mazzalupi (Anna Ferraioli Ravel) – notissima influencer curvy – che insieme al suo fidanzato manager, Cesare (Vinicio Marchioni), è sull’isola per il loro matrimonio. Nel cast del film troviamo anche Emanuela Fanelli, Rocco Papaleo, Paola Tiziana Cruciani e Agnese Claisse.

Le riflessioni di Paolo Virzì

Queste due tribù di villeggianti, che rappresentano due Italie ancora più inconciliabili di quelle di ventisette anni prima, rimarcano secondo Virzì alcuni significati importanti: “C’è ancora qualcuno che recepisce il messaggio di Sandro: è il nipotino Tito. Chissà, forse sarà lui nel futuro a diventare il leader della sinistra”. Sul fatto poi che la pellicola abbia una forte vena malinconica, il cineasta livornese non nasconde alcun dubbio: “È un film sulla morte, non dobbiamo aver paura di questa parola. La morte fa parte della vita. C’è gente che muore, ma ci sono anche delle rinascite, delle cose positive”. Inoltre, sempre secondo quanto afferma il regista toscano, la pellicola si prefigura come una sorta di riflessione su lui stesso e sul suo rapporto con il tempo.

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