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Inchiesta dossier, Cantone
e Melillo chiedono audizione
a Csm, Copasir e Antimafia

Si indaga su Striano e Laudati

Dura la reazione politica della Lega

di Maddalena Lai04 Marzo 2024
04 Marzo 2024

Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone e il procuratore dell'Antimafia Giovanni Melillo | foto Ansa

ROMA – Il caso del presunto dossieraggio ai danni di politici e vip si allarga e finisce sul banco delle commissioni parlamentari e del Csm. Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone e quello dell’Antimafia Giovanni Melillo hanno chiesto, infatti, di essere sentiti dal Copasir, dalla Commissione antimafia e dal Consiglio superiore della magistratura. I due stanno lavorando all’inchiesta della procura di Perugia sul presunto spionaggio a opera del finanziere Pasquale Striano, al quale vengono contestati centinaia di accessi abusivi alle banche dati in uso alla procura nazionale antimafia, e di Antonio Laudati, ex sostituto procuratore dell’antimafia. Le informazioni sarebbero poi state passate a cinque cronisti a loro volta indagati.

Lo scopo dell’audizione è chiarire cosa sia stato oggetto di possibile dossieraggio – quattro casi legati all’attività di Laudati, ma slegati dall’attività dei giornalisti – e cosa, invece, attiene alla sistematica violazione delle banche dati della Direzione nazionale antimafia per screditare nomi noti al grande pubblico.

La procura di Perugia punta ora a scoprire chi siano stati i destinatari delle informazioni cercate dal finanziere Striano, attivo soprattutto sulla cronaca politica e giudiziaria e sulla politica. Come avvenuto all’epoca della formazione del governo Meloni, quando oggetto di ricerca è stato soprattutto il cofondatore di Fratelli d’Italia, poi ministro della Difesa, Guido Crosetto. 

La vicenda

È proprio Crosetto a dare il via a questo filone giudiziario, quando deposita, a Roma, una denuncia a carico di un giornale, Il Domani, che aveva pubblicato la sua dichiarazione dei redditi. Il caso è poi passato per competenza alla procura di Perugia nel momento in cui si è sostanziato, agli occhi degli inquirenti, il coinvolgimento del pm antimafia Antonio Laudati. 

Laudati è accusato di aver richiesto, in quattro occasioni, gli accessi abusivi alle banche dati per redigere dossier da mandare alle procure. Violazioni commesse alla luce di solleciti di persone a lui vicine. Al nome di Laudati si affianca ben presto quello di Striano le cui ricerche si concentrano non solo sui politici della maggioranza, ma anche, nell’estate del 2022, sui candidati alle politiche come Marta Fascina, Andrea Delmastro e Tommaso Foti. Spiccano anche i nomi di Matteo Renzi, Giuseppe Conte e la sua compagna. Ricerche che sarebbero coincise con il passaggio di informazioni a tre giornalisti del Domani. La testata si è immediatamente scagliata contro i magistrati, definendo la loro indagine a carico dei propri giornalisti “un gravissimo attacco alla libertà d’informazione”, dal momento che le “notizie pubblicate sono vere”. 

Le reazioni politiche

Dure le reazioni della politica. Il primo a parlare, nel corso dei giorni scorsi, è stato il vicepremier e segretario della Lega Matteo Salvini, che ha sottolineato che tra “le centinaia di persone spiate da un servitore infedele dello Stato” quelle più colpite, a livello politico, appartengano al suo partito. Per tale ragione il Carroccio ha chiesto la tempestiva audizione dei vertici presenti e passati della Guardia di Finanza e che il Copasir approfondisca, per quanto di sua competenza, la vicenda. In una nota, diffusa dalla direzione del partito, la Lega si dichiara “pronta a denunciare e a chiedere il risarcimento danno a tutti i livelli, nessuno escluso”, evidenziando che “nessuno” deve pensare “di insabbiare il prima possibile lo scandalo-spioni”. Salvini rincara poi la dose affermando che c’è “un sistema che aveva come avversario da abbattere la Lega e il centrodestra”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva ed ex presidente del Consiglio, che ha affermato che quanto avvenuto è un “caso da dittatura sudamericana”. Più cauta, invece, la posizione del principale partito di opposizione. Se nel Partito Democratico, infatti, il deputato Ruotolo difende l’attività dei giornalisti indagati, dall’altro la dirigenza dem afferma che la destra non deve “delegittimare l’antimafia” alla luce dello scandalo che l’ha travolta.

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