Periodo difficilissimo per Silvio Berlusconi. La sentenza della Cassazione sul processo Mediaset e oggi la decisione della Suprema Corte sul Lodo Mondadori. Frode fiscale nel primo caso, sentenza comprata con la corruzione di un magistrato nel secondo, segnano l’avventura politica del Cavaliere che sta vivendo quelli che sembrano gli ultimi episodi della sua parabola politica. L’ex ministro della Giustizia Paola Severino ha parlato con i giornalisti delle recenti polemiche sulla legge che porta il suo nome, in base alla quale Silvio Berlusconi potrebbe decadere da senatore dopo essere stato condannato definitivamente nel processo Mediaset. «Eravamo d’accordo – ha detto Severino – quando abbiamo varato la legge: adesso la sua applicazione spetta al parlamento» ha concluso l’ex guardasigilli.
La questione della decadenza. Il primo sì alla decadenza di Berlusconi da senatore lo pronuncerà questa sera la Giunta per le elezioni di palazzo Madama. Basteranno i 14 voti di Pd, Scelta civica, MS5 e Sel per affossare la relazione di Andrea Augello e per effetto immediato e contrario disarcionare il Cavaliere. È già tutto deciso, sarà il primo passaggio. Per certificarlo bisognerà però aspettare il voto definitivo, tra una decina di giorni, e soprattutto quello in Aula, forse già a metà ottobre. Voto a scrutinio segreto, salvo imprevisti. L’ultimo tentativo di fermare l’orologio della Giunta lo ha fatto ieri il senatore Buemi, socialista, iscritto al Gal (Gruppo Autonomia e libertà), proponendo di istituire «un comitato inquirente per approfondire e aspettiamo gli effetti dell’interdizione prima di pronunciarci». Questo stratagemma dovrebbe servire nelle intenzioni del suo promotore a bocciare la relazione, prendere tempo e restare in apnea fino al 19 ottobre, giorno in cui la terza sezione della Corte d’appello di Milano quantificherà il ricalcolo delle pene accessorie come stabilito dalla Cassazione.
Il videomessaggio e il lodo Mondadori. Registrato, poi archiviato, il tanto annunciato videomessaggio è stato rifatto in varie versioni, dalla più morbida alla più incisiva. Ora sembra arrivato il momento: attacco forsennato ai magistrati (ieri il Pdl e la figlia Marina ne hanno dato un assaggio alla luce della sentenza sul Lodo Mondadori), alla sinistra “giustizialista”, ma nessun accenno alla crisi di governo. Dalla cerchia dei collaboratori di Berlusconi viene però precisato che non c’è nessun collegamento tra la sentenza sul quantum per il Lodo Mondadori e il rinvio dell’atteso videomessaggio. Anche se la sentenza che mette la parola fine alla “guerra di Segrate” non riguarda direttamente il Cavaliere ma le sue aziende, la vigilia della decisione della Giunta non potrebbe essere più tesa e i due procedimenti inevitabilmente si intrecciano. Mediaset dovrà versare circa mezzo miliardo di euro alla Cir che fu di Carlo De Benedetti. Non una sentenza inattesa, visto che già in primo grado e in appello i giudici civili avevano intimato alla Fininvest di risarcire il danno subito dalla Cir per la questione del Lodo Mondadori, ma la conferma definitiva della sentenza dà inevitabilmente fiato alle polemiche. Un nuovo «schiaffo alla giustizia», l’ha definito la figlia Marina, parlando di accanimento.
Il Pdl grida all’accerchiamento. «Mi stanno accerchiando e l’obiettivo di una parte della magistratura insieme con i veri poteri forti è quello di costringermi a vendere il mio patrimonio», avrebbe confidato ai famigliari. Privato della possibilità di entrare in parlamento, col posto in Senato pronto a decadere, e senza più ricchezza: guardando verso il futuro Berlusconi si sente spacciato. Il ragionamento del Cavaliere bastonato è anche proiettato ai prossimi appuntamenti elettorali: «Con la liquidità che avrà, De Benedetti potrebbe finanziare 10 campagne elettorali di Renzi». La tensione politica è al calor bianco.
Marco Potenziani