ROMA – “Non vogliamo creare problemi al governo ma non ritiriamo l’emendamento perché crediamo che i buoni governatori e amministratori debbano poter essere giudicati dai cittadini”. Dalla Lega il messaggio è chiaro.
Trattative tese nella maggioranza di governo. Così come continua il tentativo di mostrare pubblicamente unità d’intenti su vari temi, primo su tutti il terzo mandato. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini scarica la responsabilità sul possibile terzo mandato di governatori e sindaci delle grandi città. “È una questione di democrazia, deciderà liberamente il Parlamento”. Sul tavolo anche il terzo mandato per i sindaci dei comuni tra i 5 e i 15 mila abitanti, e la riduzione al 40% della soglia di elezione nei comuni più grandi.
Intanto, la Commissione Affari costituzionali del Senato voterà domani mattina i 41 emendamenti al decreto elettorale, tra cui quelli della Lega sul terzo mandato di sindaci e Governatori. Ieri la Commissione Bilancio ha dato il suo via libera, in assenza del quale il voto sarebbe stato spostato a martedì, come desiderava la Lega.
Le candidature a governatore hanno diviso il centrodestra, nonostante oggi Meloni, Tajani e Salvini siano insieme in Sardegna per chiudere la campagna elettorale per le regionali a sostegno del candidato Paolo Truzzu di Fratelli d’Italia – attuale sindaco di Cagliari. In Sardegna Fratelli d’Italia ha prevalso sulla Lega mentre in Basilicata Forza Italia continua a sostenere il ritorno di Vito Bardi: anche qui manca l’accordo per le elezioni di aprile. Stallo anche sui nomi per le amministrative: non c’è un’intesa così come sui nomi dei sindaci, per cui comunque c’è tempo fino al 9 giugno.
Divisioni anche nel Partito Democratico sul terzo mandato: da un lato il fronte dei sindaci (Decaro e Ricci), e dei governatori (Bonaccini e De Luca), dall’altro la sinistra del partito, con in testa l’ex ministro Andrea Orlando.