FIRENZE – Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano avrebbe omesso, in un suo saggio, parte del pensiero di Giovanni Gentile e attribuito al filosofo intenti di riconciliazione nazionale nella fase della caduta del regime fascista di cui invece rimase intellettuale organico fino all’ultimo. Così, a ottant’anni dall’anniversario dell’omicidio del filosofo fascista ucciso dai partigiani comunisti dei Gruppi di Azione Patriottica, al circolo “L’Affratellamento di Firenze” si terrà, il prossimo 19 marzo, una conferenza contro la “falsificazione della storia operata dal ministro Sangiuliano”.
Secondo i promotori dell’iniziativa – fra cui Luigi Mannelli, presidente del circolo operaio fondato nel 1876, e Francesco Mandarano, legale della famiglia di Bruno Fanciullacci, il gappista che sparò mortalmente a Gentile – egli non fu un “pacificatore” come a torto si farebbe credere nella parte del saggio curata dal ministro “Una Repubblica senza patria” (2013) edito da Mondadori e scritto insieme a Vittorio Feltri.
In particolare l’avvocato Mandarano ricostruisce come “Sangiuliano riporta in modo troncato solo la prima parte di un passaggio del celebre articolo “Ricostruire” pubblicato sul Corriere della Sera del 28 dicembre 1943, cioè solo la frase in cui Gentile richiama «al bisogno di concordia degli animi, rinvio di tutto quello che può dividere, cessazione della lotta» omettendo il seguito del ragionamento e sopprimendo la frase «tranne la lotta vitale contro i sobillatori, i traditori, venduti o in buona fede, sadisticamente ebbri di sterminio».
Si sopprimerebbe, quindi, secondo i critici del ministro, la parte dell’incitamento alla persecuzione dei partigiani e degli antifascisti per avallare la tesi di un Gentile “riconciliatore”.