Sebastiano Benasso, docente di Sociologia all’Università di Genova, ha scritto insieme alla collega Luisa Stagi “Aggiungi un selfie a tavola. Il cibo nell’era dei food porn media”, un libro in cui emerge la deriva “estetizzante” di questo settore ai tempi dei social.
Professore, come nasce il food porn?
“I primi esempi di food porn nascono nelle riviste di cucina, che definiscono un canone di estetizzazione nella rappresentazione del cibo. Tutto dilaga con l’arrivo del web 2.0, che consente a tutti di interagire attivamente con i creatori di contenuti”.
Perché il cibo attrae così tanto?
“Perché è un argomento pervasivo. Pensiamo al nostro Paese: in Italia il riferimento a questo settore è fondamentale per la costruzione della nostra identità culturale”.
Quando il cibo diventa un problema sociale?
“Viviamo in una società gastro-anomica, sociologicamente parlando, sia per la scarsa educazione alimentare sia per lo smarrimento creato da stimoli contraddittori”.
A che cosa si riferisce?
“Da un lato la società capitalista e consumista spinge a godere del cibo in modo edonistico, dall’altro una forma fisica sana rimane un indicatore di buona cittadinanza”.
Quale ruolo rivestono i media?
“Amplificano queste contraddizioni. Basta accendere la televisione: troveremo molti programmi di cucina, professionali e amatoriali, e contemporaneamente anche quelli sul dimagrimento”.
Quali sono le cause di questa distonia?
“La società ha spostato sull’individuo la responsabilità di monitorare il proprio stato di salute. Una tendenza che riflette lo smantellamento dello Stato sociale”.
Che ruolo riveste il food porn nella nostra società?
“Guardare altre persone abbuffarsi genera un godimento pari a quello della pornografia sessuale. In entrambi i casi il fruitore del contenuto non compie l’atto, ma una sorta di sublimazione”.
Pensa che la fruizione di contenuti alimentari su TikTok e Instagram possa favorire l’insorgere di disturbi alimentari?
“Non si ha ancora la certezza, ma sicuramente i social network amplificano le contraddizioni di cui parlavo. Sul web si trovano molte challenge sul tema e, allo stesso tempo, contenuti che trattano l’alimentazione in modo anoressizzante”.