ROMA – Oltre alle proteste contro le politiche dell’Ue, che hanno già portato a riscontri positivi per gli agricoltori, si registrano anche manifestazioni contro i governi nazionali. In Francia i braccianti si oppongono agli aumenti delle tasse sul gasolio agricolo e alle sanzioni per le imprese inadempienti alla legge Egalim, che tutela il guadagno degli agricoltori rispetto alla grande distribuzione. In Germania la rivolta è scattata nel momento in cui è arrivata la decisione del governo di revocare i sussidi sul diesel per i trattori. Diversa la miccia che ha fatto scoppiare le rivolte in Olanda. La tensione è cresciuta nel 2022 quando il governo Rutte ha pianificato una riduzione del 30% degli allevamenti per ridurre le emissioni. In Belgio, invece, i contadini della Vallonia chiedono un adeguamento degli aiuti all’inflazione e compensazioni economiche per le restrizioni imposte.
Gli agricoltori italiani si sono mossi in massa verso Roma per rivendicare prezzi più equi. Un altro tema di dibattito è la redistribuzione dei fondi della Pac. Nonostante l’obbligo europeo di assegnarli in modo equo, l’Italia persiste nel dedicare meno risorse agli agricoltori del Sud rispetto a quelli del Nord. Inoltre chiedono la riduzione delle tasse, in particolare l’Irpef sul reddito agricolo. Le imprese agricole, che hanno pagato l’Irpef in base a valutazioni catastali anziché sui redditi effettivi, hanno beneficiato di un’esenzione totale introdotta nel 2016 e prorogata fino al 2023. Tuttavia, la decisione del governo Meloni di non prorogare l’imposta, ha suscitato l’ira degli agricoltori.