La data esatta non si sa ancora ma una cosa è certa: la Costa Concordia è pronta per essere tirata su, raddrizzata. Tra una settimana, o poco più, se le operazioni andranno a buon fine, gli otto piani della nave torneranno a stagliarsi davanti all’isola del Giglio in tutta la loro imponenza come in quella sciagurata notte del 13 gennaio 2012.
Il via libera dei collaudatori è arrivato ieri mattina con la consegna della documentazione al Genio Civile di Grosseto. Duecento pagine di certificazioni sui materiali, schede tecniche, descrizione delle opere strutturali, disegni, schemi e risultati delle prove di carico, frutto del lavoro svolto, nei mesi scorsi, dal personale specializzato in operazione subacquee. Un corposo fascicolo a firma dell’ingegner Massimo Luschi, dirigente del dipartimento lavori e servizi pubblici della Provincia di Grosseto, incaricato di svolgere questo delicato compito dall’Osservatorio di monitoraggio della Protezione civile nazionale.
Con la prua e la poppa imbragate da due enormi collari d’acciao nero, per consentirne la rotazione in sicurezza, la Concordia attende di rialzarsi dal suo lungo sonno durato 20 mesi. Insieme a lei, dopo due estati passate con il relitto davanti agli occhi, tra le foto ricordo dei turisti e l’incessante lavoro dei 500 operai del cantiere, gli abitanti del Giglio trattengono il fiato. Ma la loro attesa potrebbe essere più lunga del previsto. Una volta in piedi, secondo le previsioni, la nave sarà rimossa entro l’estate 2014. Se qualcosa nelle operazioni dovesse andare storto, invece, c’è il rischio che l’isola trascorra un intero anno all’ombra della Concordia. In un’operazione tecnico-ingegneristica così unica, complessa e dinamica è, infatti, fuorviante e poco attendibile determinare una data esatta per il termine dei lavori.
Le fasi del recupero. Un’operazione estremamente delicata e mai tentata prima che sarà effettuata in diverse fasi dai tecnici della Titan-Micoperi, incaricati del recupero e della messa in sicurezza del relitto con un costo totale stimato in 500 milioni di dollari. La fase del ribaltamento o rotazione in assetto verticale, detta parbuckling, durerà alcuni giorni in quanto il movimento dovrà essere molto delicato e soggetto ad un costante controllo per evitare di deformare lo scafo. Si agirà mediante martinetti idraulici che metteranno in tensione cavi di acciaio fissati alla sommità dei 9 cassoni centrali e alle piattaforme sulle quali andrà ad appoggiare il relitto dopo il suo raddrizzamento. Seguirà l’istallazione di 15 cassoni di galleggiamento sul lato destro della nave. Durante l’ultima fase del “rigalleggiamento” la nave poggerà sul falso fondale, precedentemente creato, a circa 30 metri di profondità. Per mezzo di un sistema pneumatico, i cassoni sui due lati del relitto verranno progressivamente svuotati dall’acqua e forniranno la spinta necessaria a fare rigalleggiare la Concordia.
E una volta in piedi già si discute su quale sarà il porto che dovrà ospitare la rottamazione della nave: Piombino o Palermo? La Regione Toscana sta facendo di tutto per fare in modo che la rottamazione della Concordia sia fonte di lavoro per il porto di Piombino, in forte sofferenza occupazionale. Per Legambiente bisogna scegliere il porto più vicino ed evitare che il relitto giri nel Mediterraneo per finire in siti di smantellamento a basso costo come quelli di Turchia, Bangladesh o Pakistan. Mesi fa, il sindaco di Civitavecchia, Pietro Tidei, aveva proposto la candidatura del porto laziale per lo smantellamento della Concordia: la distanza è identica a quella tra il Giglio e Piombino e, a differenza del porto toscano, quello di Civitavecchia è operativo e predisposto ad accogliere il relitto.
Giulia Prosperetti