GAZA CITY – Sono passati due mesi dal primo cessate il fuoco a Gaza e i tentativi di mediazione sono sempre più complessi. Una delegazione del gruppo terrorista è arrivata giovedì 8 gennaio al Cairo per ”completare i colloqui relativi al cessate il fuoco. I palestinesi sono guidati dal leader Halil al-Khaya”. Lo ha reso noto su Telegram la fazione islamica. In giornata, anche il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, raggiungerà la delegazione palestinese. Sul campo si continua a combattere, ma il ruolo del Mossad, del Qatar, dell’Egitto e degli Stati Uniti rimane fondamentale per una possibile negoziazione tra Israele e Hamas.
Le trattative stanno entrando nella fase finale e le parti hanno richieste sempre più ambiziose. Dopo 11 giorni dal tavolo di Parigi, martedì 6 gennaio, è arrivata la controproposta di Hamas. Secondo quanto riporta La Repubblica, nella bozza ci sarebbe la richiesta del ritiro totale dell’esercito israeliano da Gaza, dell’inizio della ricostruzione e della riapertura dei valichi di confine. Nel testo, non ancora ufficiale, si auspicherebbe un cessate il fuoco di quattro mesi che potrebbe portare alla conclusione permanente del conflitto.
Chiara la posizione del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Non ci sarà nessuna tregua auspicata da Hamas. “Siamo quasi vicini alla vittoria, che è la distruzione totale del gruppo terroristico“, ha detto il primo ministro. Una chiarificazione sul tema arriva anche per il segretario di Stato americano, Antony Blinken, al suo quinto viaggio in Medio Oriente. Per il premier israeliano nella risposta di Hamas ci sarebbero elementi inaccettabili, ma non esclude ulteriori trattative. Blinken, però, lo ammonisce: “Gli attacchi del 7 ottobre non danno a Israele la licenza a disumanizzare i palestinesi”, afferma il segretario, annunciando una missione Onu nel nord di Gaza per verificare le condizioni dei feriti. Intanto, nella notte tra mercoledì e giovedì i bombardamenti di Israele nella zona di Rafah e Deir Balah avrebbero causato almeno 14 morti e decine di feriti.