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Il Cile quarant’anni dopo la morte di Allende: dietro alle commemorazioni ancora tanti perché

di Alessandra D'Acunto11 Settembre 2013
11 Settembre 2013

I tragici eventi dell’11 settembre 2001 hanno inevitabilmente oscurato un altro anniversario: fu proprio l’11 settembre del 1973 che il golpe guidato dal generale Augusto Pinochet destituì il presidente socialista Salvador Allende, morto lo stesso giorno, in circostanze ancora sconosciute.  La tesi ufficiale, infatti, sostiene che il politico, eletto democraticamente tre anni prima, si sia suicidato, ma non sono d’accordo cileni e internazionali, che hanno parlato di omicidio. Come questa, tante altre verità sul colpo di stato militare da cui sono passati, oggi , quarant’anni sono emerse solo recentemente o devono ancora farlo del tutto. Uno dei punti oscuri del golpe con l’attacco al palazzo della Moneda, residenza ufficiale del presidente della Repubblica, è il coinvolgimento degli Stati Uniti dietro la guida di Pinochet, che rimase al potere fino al 1990.
Uno di quegli eventi che lasciano tracce profonde, nella storia di un Paese, ma non altrettanto una memoria condivisa. Lo dimostrano le dichiarazioni degli attori politici odierni: se il presidente, Sebastian Pinera, vicino alla destra, ha affermato che Salvador Allende fu deposto perche’ aveva “distrutto la legalita’ e lo stato di diritto” non concorda la socialista Michelle Bachelet, in testa nei sondaggi per le elezioni del prossimo 17 novembre, che ha voluto ricordare le 40.000 vittime durante la dittatura militare instauratasi proprio con il golpe.

Negli anni del regime militare in Cile, secondo dati ufficiali, sono state detenute illegalmente o torturate 38.254 persone, mentre 3216 furono uccise o fatte sparire: in quel momento si diffuse nel mondo il termine “desaparecidos”, per indicare uomini e donne arrestati, spesso dissidenti, di cui si sono perse le tracce.
 Altre stime parlano di circa 38.000 scomparsi. Un decreto legge sull’amnistia, approvato nel 1978 e ancora in vigore, esclude da responsabilita’ penale tutti coloro che violarono i diritti umani tra l’11 settembre 1973 e il 10 marzo 1978, rendendo difficile la ricerca della giustizia e della verita’. In alcuni casi e’ stato possibile aggirare la legge: finora sono state giudicate colpevoli di violazione dei diritti umani 262 persone, mentre oltre 1000 sono sotto processo. Ma i giudici sono concordi, oggi, nell’esprimere un’autocritica alla categoria tramite l’Associazione dei magistrati: nei giorni del colpo di Stato avrebbero potuto “fare di più”.
Le commemorazioni– Tra le tante iniziative di questi giorni per ricordare Allende e le vittime del golpe, spicca quella organizzata dalla sezione di Santiago di Amnesty International che nella partita del 7 settembre tra Cile e Venezuela, disputata nello stadio dove vennero rinchiusi gli oppositori, l’organismo ha chiesto ai tifosi cileni di non esultare chiassosamente durante i gol della propria squadra. Il giorno successivo, migliaia di cittadini si sono riversati per le strade di Santiago, in una manifestazione cui hanno aderito una decina di organizzazioni sindacali e di studenti e che si è conclusa davanti al cimitero dove riposa la salma di Allende. Commemorazioni separate, invece, per i diversi schieramenti politici: la Bachelet non ha partecipato alla celebrazione indetta dal governo conservatore del presidente al palazzo della Moneda, dove erano invitati i rappresentanti della destra e delle Forze armate. La stessa ex presidente e tutto il centrosinistra intendono infatti ricordare Allende, il suo governo socialista e lo storico 11 settembre di 40 anni fa in una manifestazione separata.

Alessandra D’Acunto

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