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11 settembre, l’America ricorda l’attentato alle torri gemelle. Sullo sfondo, lo spettro della crisi siriana. Autobomba a Bengasi nell’anniversario della morte dell’ambasciatore Stevens

di Carlo Di Foggia11 Settembre 2013
11 Settembre 2013

Luoghi lontani e immagini di morte attraversano l’11 settembre americano, oscurato dalla crisi Siriana e dal braccio di ferro con il vecchio nemico russo, da tempo uscito dai nuovi incubi americani. Lo sbriciolamento delle Twin Towers sotto gli occhi terrorizzati del mondo, si uniscono alle immagini del corpo esanime, annerito dal fumo, dell’ambasciatore in Libia Chris Stevens, ucciso proprio un anno fa a Bengasi in un attentato dai contorni ancora poco chiari. E proprio a Bengasi, un’autobomba è esplosa davanti a un edificio del Ministero degli esteri, danneggiandolo gravemente. Barack Obama presenzierà una cerimonia al Pentagono con il segretario di Stato Chuck Hagel e il capo di stato maggiore congiunto Martin Dempsey. Alla cerimonia potranno assistere solo i parenti delle vittime e verrà donata una corona in loro memoria. L’America sembra aver metabolizzato il suo lutto, i tremila morti ricordati da un gigantesco lastrone al Memorial plaza dove sorge il cantiere di Ground Zero. New York ricorderà gli attentati con minuti di silenzio proprio nelle ore in cui gli aerei, uno dopo l’altro, centrarono i loro obiettivi e dove ora sorgono due giganteschi riflettori che illuminano la piazza.

Mentre l’11 settembre di dodici anni fa i giornali di tutto il mondo titolavano “Siamo tutti americani”, oggi l’inquilino della Casa Bianca appare isolato, con l’Europa, fatta eccezione per la Francia. Divisa come non mai sull’appoggio allo storico alleato. Anche l’America sembra lacerata dallo spettro di un intervento in Siria dagli esiti incontrollati, con oltre la metà degli americani contrari ad un nuovo impegno militare, pur senza l’impiego a terra. «Ogni volta che rispunta l’anniversario dell’11 settembre io dico a me stesso: c’è una cosa terribilmente importante. Ed è questa: Noi dobbiamo guardare avanti», spiega in un’intervista al quotidiano Repubblica il filosofo Michael Walzer, Lo studioso che a lungo si è interrogato sulle “guerre giuste e ingiuste”: «Obama ha avuto ragione nel resistere ai neocon, che premevano per un coinvolgimento più attivo in Siria. Come ha avuto ragione, però, nel ritenere che l’uso delle armi chimiche mofichi la questione. Ha dimostrato saggezza nel rivolgersi al Congresso, anche se io ho poca fede in questa accolita di politici, la peggiore che l’America abbia mai avuto, con una destra dissennata e altri che sanno poco o niente del mondo».

Un anniversario che  sembra quindi svuotarsi dei suoi simboli e della retorica che solo due anni fa, nella ricorrenza del decennale degli attentati, ha accompagnato le tante commemorazioni. A jersey Cuty, molte famiglie di vittime provenienti dal New Jerse, dall’altra parte del fiume Hudson, hanno scoperto che la cerimonia in programma allo Sky Memorial era stata annullata. Così come non è mai stato completato il monumento ai passeggeri e all’equipaggio del volo schiantatosi a Shanksiville in Pensylvania, diretto contro il Campidoglio e fermato grazie al loro eroico sacrificio.

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