ROMA – “La premier si faccia garante dell’integrità del governo quanto a possibili incompatibilità”. La richiesta del sottosegretario dimissionario alla Cultura Vittorio Sgarbi, contenuta nella lettera indirizzata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e pubblicata in esclusiva dal Corriere della Sera è chiara. A seguito della decisione dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato sulla sua incompatibilità con la carica di sottosegretario di stato alla Cultura, Sgarbi chiede di indagare su altre eventuali incompatibilità nell’esecutivo: “Se un ministro ha promosso un’indagine sul conflitto di interessi all’interno del governo, è giusto che io chieda all’Antitrust che si estenda l’indagine a tutte le istituzioni, con gli stessi criteri”, dice. Le ragioni, spiega, non sono per “ritorsione, ma per rispetto delle istituzioni alle cui decisioni io mi sono rimesso”. Nella lettera dichiara anche di voler fare ricorso al Tar poiché non concorde con la delibera dell’Agcom.
Il riferimento è all’indagine partita lo scorso ottobre dopo una segnalazione del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che aveva ricevuto una mail anonima contenente una serie di presunti illeciti commessi dall’ex sottosegretario.
Questa mattina è stato reso pubblico il bollettino settimanale dell’Antitrust contenente la delibera in cui si legge che il sottosegretario ai Beni culturali “ha esercitato attività professionali incompatibili con il ruolo esercitato nel governo, in veste di critico d’arte a favore di soggetti pubblici e privati”, in violazione della Legge Frattini sul conflitto di interesse. A seguito di tale provvedimento, anticipato venerdì 2 febbraio al Corriere.it, Sgarbi aveva presentato le sue dimissioni da sottosegretario, salvo poi precisare: “Non sono ancora un ex sottosegretario. Le dimissioni le ho solo annunciate ma le devo ancora negoziare con il governo. In questo momento sono ancora sottosegretario alla Cultura, sia pure con annuncio di dimissioni. La mia agonia sarà lunga”.
Interventi televisivi, spettacoli teatrali, attività di firmacopie, esercizio della funzione di sindaco di Arpinio. Sono solo alcune delle attività che gli sono contestate poiché giudicate lucrative. “Nessun vero giurista comprende per quale ragione tenere una conferenza su Caravaggio, partecipare o presiedere una tavola rotonda su Tintoretto, presentare un libro su Michelangelo, possa costituire una violazione dei limiti di legge, generando una incompatibilità con la funzione ministeriale, al punto da distorcerne il senso”, ribatte nella lettera a Meloni, ringraziandola per “essere stata estremamente sensibile e rispettosa”.
Tempestiva la replica del Partito democratico: “Meloni dica con chiarezza se Sgarbi si è dimesso o no”. Lo chiede la capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera Irene Manzi, in merito alla lettera firmata da Sgarbi che annuncerebbe una trattativa con il governo su modalità, tempi e conseguenze delle sue dimissioni. Il richiamo è indirizzato anche al Ministro della Cultura Giuliano Sangiuliano, da cui si pretende una presa di posizione.
Mentre il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha replicato: “Ma Sgarbi si è dimesso? Non ho la lettera”.