ROMA – In Parlamento ci sono cento tra deputati e senatori in palese conflitto d’interessi. Ma questo solo sulla carta perché in Italia non esiste alcuna legge che regoli questi aspetti. È quanto emerge da un’inchiesta pubblicata di La Repubblica.
Diversi deputati, senatori, ma anche ministri, viceministri e sottosegretari hanno quote di aziende ma si sono dimenticati di dichiararle. Hanno ruoli in consigli di amministrazione e diverse imprese eppure presentano interrogazioni urgenti ai ministri su materie che riguardano quelle stesse società. Si tratta di lobbisti di loro stessi.
Onorevoli interessi
Fratelli d’Italia, il partito della premier Giorgia Meloni, – prosegue La Repubblica – è quello che assolda il maggior numero di questi parlamentari: quaranta. Seguono nella maggioranza Lega e Forza Italia. Nell’opposizione il Pd è davanti al M5S . Emerge così il caso del senatore Maurizio Gasparri, che presiede una società che ha partecipazioni in aziende di cybersicurezza e siede in commissione Affari esteri e difesa. Ad esempio c’è Antonio Angelucci, deputato leghista, patron di cliniche convenzionate ed editore dei giornali di destra, tra cui Libero. E ancora, Riccardo Zucconi, deputato FdI e in commissione Attività produttive, commercio e turismo ha quote o proprietà di 3 aziende: tutte nel settore della ristorazione. Un sesto degli eletti dichiara quote e azioni in diverse società.